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Iaaf choc: “Semenya è biologicamente un maschio”

“Atleta biologicamente uomo ma con tratti d’identità di genere femminile”: è questa, in sintesi, la dura risposta della Federazione mondiale di atletica alle accuse di Caster Semenya (“sono stata usata come cavia da laboratorio nella faccenda riguardante il nuovo regolamento sugli atleti iperandrogenici)”. “Non permetterò più che usino il mio corpo”, aveva dichiarato la 2 volte olimpionica degli 800 metri. Ora, attraverso una nota, la Iaaf spiega la tesi esposta davanti al Tribunale di Arbitrato dello Sport di Losanna, che le ha dato ragione nei confronti della mezzofondista sudafricana.

Il rientro di Semenya

La mezzofondista e velocista sudafricana (due volte campionessa olimpica e tre volte iridata, sempre negli 800 metri) contestava la regola secondo cui, per poter continuare a gareggiare, lei e le altre nella sua stessa condizione di iperandrogenismo (ossia eccessiva produzione di ormoni maschili) dovessero sottoporsi a una terapia ormonale per ridurre i propri livelli di testosterone. Dopo aver perso la causa al Tas di Losanna, Semenya ha vinto la sua battaglia al Tribunale Federale svizzero circa un mese fa, ottenendo così il via libera a tornare a correre le distanze comprese tra il 400 e il miglio, senza doversi sottoporre ad alcun trattamento.

Il documento del Tas e lo stop temporaneo

L’ultima puntata di questo processo sportivo riguarda un documento di 163 pagine del Tas, che presenta la tesi secondo cui Semenya è una di quelle atlete “biologicamente uomini ma con tratti d’identità di genere femminile”. “Mi sento ferita in un modo che le parole non riescono a spiegare”, ha replicato Semenya. Intanto, la norma della Iaaf è stata sospesa dal tribunale federale svizzero, ma da quel giorno l’atletica sudafricana a non ha più gareggiato.


Fonte: http://sport.sky.it/rss/sport_calcio-estero_bundesliga.xml


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