TORINO – E’ passato alla storia della Vecchia Signora per la squalifica per simulazione rimediata contro il Bologna: niente rigore e la svolta in negativo della sua carriera bianconera. Milos Krasic, adesso 34 anni, serbo di Kosovska Mitrovica, è arrivato in Italia, alla Juventus, nel 2010, allenatore Gigi Delneri, da nazionale del suo Paese e dopo grandi campionati con la maglia del Cska Mosca. L’ad di allora, Beppe Marotta, quasi non ci sperava più che i russi accogliessero l’offerta formulata da Torino (15 milioni). Invece, sotto la pressione del giocatore, ecco l’ok. Krasic arriva e si reca subito a Villar Perosa, dove era in programma la sfida in famiglia. Un bagno di folla tra tripudio, sorrisi e speranze. La Serie A, imboccata senza aver fatto vacanze, ha un inizio brillante per lui: lo definiscono il nuovo Nedved, veloce e imprendibile sulla fascia. Ma dura poco. Una tripletta al Cagliari, gol in coppa, poi lo scivolone di Bologna e il lento declino. Con Antonio Conte, l’anno dopo, va ancora peggio: nella stagione del ritorno allo scudetto solo 7 presenze per lui. Poi comincia a girare, tra Turchia, Francia e Polonia. Fino a rimanere senza contratto. Ma con la Juve nel cuore e un posto lassù, in alto, nella sua sala dei trofei.
Nella sala dei trofei di Krasic la Juve ha un posto nobile
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