Non v’è traccia del Romanticismo di Goethe nel dolore che strazia ogni notte il cuore della sua città, tra gli stessi grattacieli che al giorno vigilano – severi – sulle già povere tasche dell’Unione Europea, ma così “accondiscendenti” al degrado che si consuma sulla Kaiser Strasse, sul calar delle tenebre. Non si offenderà il genio tedesco se è fortissima la tentazione di “riciclare” le espressioni che usò per descrivere Venezia, o Palermo, nel suo celebre “Viaggio in Italia”, sul finire del 1800. Un diario, sublime – o una mattonata da mille pagine, se vi pare – che riassume molte delle contraddizioni – quelle eterne – del nostro Paese: bello, ma sporco. E cattivo. Danke, Johann Wolfgang. Per i suoi continui richiami al “sudiciume” della Penisola, dalla Sicilia ai calli veneziani. Luridi e degni, insomma, del Bahnhofsviertel by night, non un luogo da goliardate e di facili moralismi, ma “fogna” e “vergogna” di Francoforte. Teatro di sfruttamento e morti annunciate, “eletto” a uno dei centri internazionali della droga (crack su tutti) e crocevia di squallidi sexy shop, casini e casinò – più o meno legalizzati – che si sforzano di mascherare una delinquenza dilagante, una ferita aperta da decenni. Oggi sotto l’attenta osservazione dei social e di reportage inquietanti, che comprendono l’onere ma sottolineano l’impotenza della polizia al cospetto di un fenomeno che appare inarrestabile. Una città a due facce, Francoforte, rossa e nera: come i colori sociali del Milan, e sì dell’Eintracht, toccata in sorte all’Inter in questi ottavi di Europa League.
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