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Bachini: “Il calcio mi ha dimenticato. Brescia, dammi una possibilità”

Appello a Infantino

Jonathan ci ha messo quasi una trentina d’anni per diventare Bachini, ma gli è bastato un attimo per vedere tutto il suo lavoro andare in frantumi, forse per sempre. Da calciatore ha giocato al fianco dei migliori: alla Juve correva con Zidane e Del Piero, in Nazionale insieme a Totti, nel Brescia si è fatto in tre per Roberto Baggio e Guardiola. Nel novembre 2004 però gli è caduta la prima tegola sulla testa: squalifica di 9 mesi poi diventati 12 per positività alla cocaina e licenziamento dal Brescia. Bachini è ripartito dal Siena, ma nel gennaio 2006 è stato sospeso per recidività e qualche mese dopo è arrivata la radiazione. La luce si è spenta ed è iniziata la sua lunga notte in cui il mondo del calcio lo ha lasciato sempre più solo. Oggi Jonathan fa l’operaio al fianco della moglie Sabina nella sua Livorno e si appella ai grandi del calcio affinché un giorno possa ritornare ad avere il pallone tra i piedi.

Jonathan, che cosa fa nella sua seconda vita? Come sono stati questi 13 anni senza calcio?
Oggi lavoro per una ditta al porto di Livorno e faccio una vita tranquilla. All’inizio è stato difficile accettare per come è andata, piano piano però l’ho dovuto fare per forza. Ho un grosso rammarico: nessuno mi ha permesso di fare niente considerata la mia squalifica ancora in corso. Oggi non posso fare niente, non posso prendere tesserini da allenatore, non posso rientrare nel mondo del calcio e questa è una grossa ingiustizia. C’è gente che ha fatto peggio di me sotto altri punti di vista a cui però è stata data un’altra possibilità: alcuni sono stati fermati per poco tempo, altri nemmeno. 

Nel calcio sono state reintegrate persone condannate nel calcio scommesse: che cosa ne pensa?
Ce ne sono alcune che allenano… che allenano. Altri che giocano ancora… La differenza di trattamento tra me e loro è notevole. Io mi sono fatto del male per conto mio e sono stato squalificato a vita, loro hanno arrecato danno agli altri e sono stati puniti poco o per niente.

In questi anni il mondo del calcio l’ha dimenticata? Chi le è stato vicino?
All’inizio qualcuno, poi sono stato messo da parte e sono rimasto solo con mia famiglia. La persona che mi è rimasta vicino è stata Edoardo Piovani, il team manager del Brescia: lui c’è sempre stato fino ad adesso. Altra gente ha fatto finta di non vedere perché la vita va avanti e non c’è tempo, come si suol dire. Mi sarebbe bastato anche un “ciao, come stai”. Questo fa parte del passato ormai, io so quello che ho fatto nel calcio. Ho aiutato tante persone. Qualcuno mi dovrebbe ringraziare se oggi è riuscito a fare cose importanti in questo mondo, anche se all’inizio magari nessuno gli dava credito: Jonathan ha sempre aiutato i giovani e gli è stato vicino. Io so quello che ho fatto, so la persona che sono e ciò che pensano gli altri ha poca importanza.

Lei ha continuato a seguire il calcio subito dopo la squalifica a vita?
Sì, l’ho fatto perché a me quello giocato piace. Oggi però guardo poche partite, veramente poche: vedo volentieri la Champions, invece seguo poco il campionato italiano perché non mi ci rivedo in un calcio del genere. A me non piace assolutamente il calcio di oggi soprattutto quando lo paragono a quello in cui giocavo io.

Quale è l’aspetto che le piace di meno?
Il 90% del calcio di oggi si basa sulla tattica e sugli schemi e si dà poco spazio alla fantasia, all’estro e alle qualità di un giocatore: per questa ragione non mi ci rivedo.

Nel calcio di oggi ci sono tanti “montati”? Alcuni giocatori pensano di essere più bravi di quanto non siano?
Sì, ne parlo spesso con gli amici e con mia moglie. Oggi è molto più facile giocare in Serie A rispetto una volta. Ai miei tempi c’erano grandi campioni, oggi invece sono veramente pochi. Ce ne sono alcuni, gli ottimi giocatori sono pochi invece, ce ne sono di buoni: oggi non c’è una via di mezzo, una volta c’era. Ai miei tempi era difficile esordire in A quando avevi 17-18 anni, ma questa se vogliamo è una piccola nota positiva di oggi. Poi i giocatori stranieri sono talmente tanti che finiscono per soffocare il calcio giovanile. Sono cambiate parecchie cose da quando giocavo io.

Quale è stato il calciatore più grande con cui hai giocato?
Per me il numero uno in assoluto è stato Zinedine Zidane e lo dico anche se sono stato compagno di squadra di altri campioni come Roberto Baggio, Guardiola e Del Piero. In Nazionale c’era Totti. Ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi calciatori, però secondo me Zidane aveva qualcosa in più rispetto a tutti gli altri.

Come è stato giocare con Baggio?
Io e Roby siamo stati insieme per cinque anni al Brescia. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto, poi le nostre strade si sono divise però ho sempre un bel ricordo e questo fa piacere.

Le piacerebbe ritornare al Brescia un giorno?
Sì, sono molto legato alla città sia calcisticamente che umanamente. Seguo la squadra: anche se non guardo tante partite, vengo informato dal team manager Piovani. Mi piacerebbe ritornarci un giorno e magari lavorare al Brescia in qualsiasi ruolo: è una cosa a cui penso spesso perché sono legato all’ambiente sotto molti punti di vista.

Lei ha chiesto la grazia alla Figc e al Coni, ma non c’è stato niente da fare: ha sentito Gianni Infantino?
Il presidente della Fifa è l’unica persona che può togliermi la squalifica, ma penso che ci vogliano grossi mezzi per arrivare a lui. Al momento non saprei come fare, mi servirebbe una grossa spinta a livello mediatico, personalmente non so come arrivarci…

Le piacerebbe fare l’allenatore?
Se un giorno dovessero togliermi la squalifica, proverei a prendere i tesserini per provare questa esperienza, anche se non è detto che un buon giocatore possa diventare sempre un bravo allenatore. La prima cosa che mi interessa è farmi togliere la squalifica poi da cosa nasce cosa. Mi piacerebbe fare l’osservatore, entrare a far parte di una società e mettere la mia esperienza a disposizione anche per far crescere i giovani sia calcisticamente che umanamente.

Il suo reinserimento sarebbe un bell’esempio e una speranza anche per altre persone…
Oltre a un grande esempio sarebbe anche una cosa giusta perché se avessi ammazzato qualcuno adesso sarei già fuori dalla prigione, basta vedere come vanno le cose in Italia! Se avessi fatto un omicidio oggi sarei già stato scarcerato. 


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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