TORINO – Il giorno dopo è comunque un giorno diverso. Ieri, per dire, al suo fianco c’è sempre stata l’inseparabile Oriana, non – con tutto il rispetto – Matthijs de Ligt ed Emre Can, che peraltro hanno condiviso con lui l’enorme delusione che solitamente coglie i non titolari. Ieri, insomma, è andata meglio, sabato molto meno. Paulo Dybala ha vissuto a Parma un pomeriggio assai strano. Ingiusto e inesatto sostenere che si fosse illuso, dopo i tre gol segnati tra Villar Perosa e Trieste, di aver prenotato una maglia nell’undici. Però il ragazzo non se l’aspettava. E chi l’ha visto scendere dal pullman della squadra, giunto al Tardini cento minuti prima del fischio d’inizio, già raccontava di una Joya poco gioviale. Poi quegli sguardi colti in panchina, quasi smarrito per uno status che non gli appartiene. Il riscaldamento prolungato, le urla del popolo bianconero che si sovrapponevano ai rumori di fondo di una partita che intanto proseguiva, il ritorno in panca non appena Federico Bernardeschi era entrato al posto di Gonzalo Higuain. Minuto 83 di Parma-Juventus: è in quel momento che il faccione di Paulo s’illividisce, fra lo stranito, il teso e il nervoso miscelati assieme.
in Serie A
Dybala, tra attesa e grande delusione mai così lontano
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