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Greenhalgh: “Balotelli era pazzo, l’unico a non rispettare Mourinho”

Dall’Inter del Triplete alla sesta categoria inglese. La storia di Ben Greenhalgh è di quelle che vanno raccontate. L’inglese, classe 1992, ha vinto il reality show Football’s Next Star e nel 2010 si è trovato catapultato in una situazione perlomeno particolare: un contratto di sei mesi con i nerazzurri, proprio nel periodo in cui Josè Mourinho li stava portando a vincere Serie A, Coppa Italia e Champions League. Poi, dopo un rinnovo di un anno e un prestito al Como, la sua carriera ha preso un’altra strada, ma quel passato è parte indelebile della sua storia calcistica. Normale dunque che anche nella sua Inghilterra, dove ora gioca con il Tonbridge Angels, gli si chieda ancora di quel periodo. E in un podcast su Kent Online, il ventisettenne racconta qualche aneddoto della sua esperienza in Italia.

VIVERE A MILANO – A partire dallo stile di vita. Molto, molto diverso da quello a cui Greenhalgh era abituato. E Milano, con il suo glamour, lo ha affascinato e lo ha cambiato, mostrandogli come la celebrità e il denaro possano diventare un rischio. “Il calcio italiano mi ha risucchiato, mi ci sono voluti due mesi per rendermene conto. Ma del resto, quando frequenti certe persone cominci a fare quello che fanno loro. Ho diviso la stanza con Marko Arnautovic, con Mattia Destro, con altri ragazzi dalla Serbia, dalla Romania, dalla Svezia. E loro guadagnavano già parecchio, ma non c’era nessuno che gli consigliasse come spendere quei soldi. C’era un ragazzo che mandava una parte di quello che guadagnava a casa e poi spendeva tutto il resto in vestiti di Dolce&Gabbana. Io magari mi compravo un paio di scarpe ma non ho mai buttato via i soldi”. Insomma, un’esperienza strana… “Milano era così, tutta caffè e vestiti eleganti”.

MOU E BALO – In quel periodo, Greenhalgh ha avuto un’occasione più unica che rara. Vedere all’opera lo Special One, i suoi metodi di lavoro e la sua capacità di ottenere il meglio da tutti. O quasi… “L’unico a cui Mourinho non è riuscito a instillare la sua mentalità è stato Balotelli. Come quella volta che è entrato in campo nella semifinale contro il Barcellona, aveva venti, ventuno anni, è un momento importante per la carriera di un calciatore. E invece no, lui era arrabbiato per non aver giocato dall’inizio e nonostante avessimo passato il turno si è tolto la maglia, ci ha sputato sopra e l’ha tirata ai tifosi”. Scene che a Milano ricordano bene. “Oppure c’è quella volta in cui è andato in giro per Milano con la maglia del Milan, sono cose che non puoi fare vista la rivalità tra le due squadre. Balo giocava bene, ma Mourinho non è riuscito a tirare fuori il massimo da lui, Forse in quel gruppo era l’unico che non lo rispettava per quanto il tecnico meritasse di essere rispettato. Era pazzo, faceva cose assurde e spesso riusciva a cavarsela. Mentre tutti gli altri erano semplicemente in ammirazione di Mou”. Storie di una vita fa. Ma forse, nè Mou nè Balo sono cambiati più di tanto..


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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