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Howedes: “Alla Juve una Ferrari per tutti dopo lo scudetto”

Classe 1988, Benedikt Höwedes, difensore della Lokomotiv Mosca, ha parlato a Spox e Goal della sua carriera. Dagli inizi, quando mosse i primi passi, fino ad arrivare a fatti più recenti come la sua esperienza con la maglia della Juventus. Il tedesco, campione del mondo con la Germania, si è soffermato anche su alcuni dettagli fino ad ora sconosciuti.

FARE IL CALCIATORE – Sugli inizi di carriera: “Da molti compagni di squadra ebbi spesso modo di sentire che i padri stavano facendo grandi pressioni su di loro. Vedevano nei figli la possibilità di guadagnare molti soldi. Alcuni genitori vivono il sogno più dei ragazzi stessi. Per me era una cosa completamente diversa. Nessuno della mia famiglia ha mai fatto pressioni”.

ALLA JUVENTUS  – A proposito di soldi e di… premi ecco un retroscena al suo arrivo a Torino, alla Juventus: “L’anno prima del mio arrivo, ad ogni giocatore è stata data una Ferrari in segno di ringraziamento per il campionato vinto, in alternativa, se non voleva un’auto, si poteva optare per un bonus in denaro. Questo fa capire a che livelli sono lì. Tuttavia, all’interno dello spogliatoio, nessuno si è mai vantato e nessuno ha mai mostrato del risentimento”, ha raccontato Höwedes.

CAMPIONI – E a proposito di squadra e di clima nello spogliatoio, il tedesco ha parlato dell’accoglienza ricevuta al suo arrivo: “Ricordo l’emozione la prima volta che sono entrato nello spogliatoio della Juventus. C’erano leggende assolute come Buffon e Chiellini che vennero a salutarmi in maniera raggiante. Baci e abbracci. Erano contenti che fossi lì. La Juventus è una grande famiglia e sono stato completamente accettato e rispettato. Non ho giocato molto, ma sono stato apprezzato come persona e come giocatore”. “Buffon e Chiellini hanno vinto tantissimi titoli, ma sono ancora affamati. Vogliono vincere sempre e la cosa mi ha impressionato. Ricordo ancora un discorso di Buffon prima di una partita, fu emozionante, quasi poetico e sapeva che quel giorno sarebbe andato in panchina. Alla Juventus, anche chi non gioca vive lo spirito di squadra. Non vince l’ego, c’è solo il gruppo e questo è un qualcosa di grande e speciale”.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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