Oggi pomeriggio all’Allianz Stadium si è tenuta una conferenza stampa speciale per Giorgio Chiellini. Il capitano bianconero, fermo ai box a causa dell’infortunio al ginocchio, ha risposto alle domande dei junior reporter.
Qual è il sacrificio che da ragzzo è stato più difficile da affrontare per arrivare in Serie A?
La certezza di arrivare in Serie A purtroppo non ce l’hai. Piano piano cominci a giocare poi non sai dove puoi arrivare. Capisici di essere bravino, poi devi migliorare, lavorare giorno dopo giorno sempre. Un sacrificio che ho patito un po’ era da adolescente, quando i miei amici uscivano e io invece ero già in ritiro a domriee in albergo con la prima squadra del Livorno. Quello un po’ mi dispiaceva. E la cosa più brutta è stato il viaggio post maturità. I miei amici erano andati in viaggio tutti insieme e io invece ero ad allenarmi.
Oltre al calcio quale sport ti piace fare e vedere?
Sono un appassionato di basket. Fino a qualche anno fa l’estate ci giocavo. Adesso sono sincero, negli ultimi anni faccio fatica perché con i problemini che ho devo concentrarmi solo su quello che faccio. Quando ero più piccolo volevo giocare a basket, ma ero piccolo e a Livorno non c’era la scuola di basket. Mio fratello gemello voleva giocare a calcio e per fortuna ho iniziato a giocare a calcio e da lì mi sono appassionato. In caso contrario magari avremmo raccontato un’altra storia.
Del giorno della partita quale momento preferisci? Riscaldamento, entrata in campo, partita, saluti finali.
Sono tutte emozioni diverse. Quando sei in camera d’albergo e cominci a concentrati, l’arrivo in pullman, la preparazione nello spogliatoio… il momento più bello è quando fischia l’inizio della partita. Quelli prima sono preparazione, concentrazione,pensi a tutto. Nel mio caso agli attaccanti che devo marcare. poi quando fischia l’arbitro parti, non senti più niente e sei concentrato e pensi solo a giocare. Il fischio d’inizio è la parte più bella.
La partita della Juventus che non dimenticherai mai?
Ce ne sono un po’. La prima perché è la prima. Anche se ho giocato 10 minuto in Juventus-Messina e vincevamo 3-0. Però è la prima e me la ricorderò sempre. Poi quella dello scudetto di Trieste, il primo di questo ciclo. Un’emozione fortissima che mi rimarrà tanto dentro. Poi c’è stata l’invasione del pubblico, mi hanno tirato su, spinto, spogliato. Un culmine di emozioni quella sera che anche tra tanti anni mi ricorderò sempre.
Che consigli daresti a un giovane difensore per diventare come te?
Da difensore devi cercare di anticipare quello che pensa l’attaccante. Devi cercare di anticipare quello che vorrebbe far lui. Poi devi provare piacere a fermare l’azione, a respire un giro, a fermare l’attaccante. L’emozione che provano gli altri nel fare gol, tu devi provarla nel non far fare gol. Se proverai quella emozione diventerai sempre più bravo.
Quanto è importante l’unione della squadra per far crescere un calciatore e quanto conta invece l’allenamento singolo?
Penso che l’unione fra i giocatori sia molto, molto, molto, molto importante. Il risultato della squadra secondo me non è 1+1+1+1+1, ma bisogna riuscire a dar qualcosa in più. Anche se poi si può non essere amici fuori con tutti, ma in campo si è più che amici, si è compagni,quindi si combatte e si corre per l’altro. E anche un atteggiamento di aiuto continuo per i compagni. Il bello del calcio è abituarti a queste dinamiche, farti dare più del 100% in campo per uno che magari all’inizio non ti è tanto simpatico. Poi l’allenamento singolo è importante. Devi migliorare tutte le caratteristiche, anche ora che ho 35 anni penso a migliorarmi giorno dopo giorno, nonostante sia agli ultimi anni. Voi che siete piccoli, oltre a divertirvi, pensate che potete migliorare tanti aspetti.
Chi è l’attaccante più forte che hai dovuto marcare?
Tolti Ronaldo e Messi, che sono due extraterrestri, io dico sempre Ibrahimovic perché aveva forza fisica, velocità, tecnica, personalità… Ho avuto la fortuna di giocarci anche insieme ed è sempre stata tosta giocarci contro.
Dopo tanti anni ti diverti ancora a giocare a calcio?
Penso che potermi allenare tutti i giornie giocare sia la cosa più bella, perché quello che amo fare è diventato il mio lavoro e la mia vita. Mi ritengo fortunatissimo e mi diverto ogni giorno che vado ad allenarmi, anche quando devo alzarmi presto, anche quando fa freddo e nevica. Vado sempre con un sorrisone ad allenarmi, ma quando dovrò smettere sono sicuro che ci sono tante altre cose che la vita saprà darmi. Fare quello che uno ama, però, credo sia davvero una cosa speciale.
Cosa vuol dire essere il capitano della Juventus dopo grandi capitani come Buffon e Del Piero?
E’ un grande onore e un grande onere. E’ bellissimo, ma è anche un grande responsabilità. Se guardi le foto e i nomi dei capitani prima di me c’è da spaventarsi un pochino. E’ bello, ci sono arrivato che ero già da anni alla Juventus e ho avuto la fortuna di giocare con quei capitani, rubato qualche segreto, capito come si comportavano in certe circostanze, ma poi penso che ognuno deve essere sé stesso. Li prendo ad esempio perché sono persone speciali che mi hanno aiutato tanto nella mia crescita, poi ci metto del mio. Però essere capitano della Juve e della Nazionale va oltre ogni sogno più grande che potessi avere alla vostra età.
Ti rende più felice segnare un gol o evitare un gol quasi fatto dagli avversari?
A me dà tanta soddisfazione salvare un gol. E salvare un gol che per tutti è già fatto, mi rende ancora più felice. Poi chiaro, è bello fare gol, ma fare alcuni salvataggi è la soddisfazione più grande.
Quando eri bambino chi era il tuo giocatore preferito e perché?
Ero tifoso del Milan, purtroppo, poi sono migliorato, crescendo sono diventato più intelligente. Ed era Maldini il mio preferito. Io ho un fratello gemello, lui era juventino e non potevo tifare la sua stessa squadra. Lui era della Juve e io del Milan, potete immaginare quando a 20 anni mi ha comprato la Juve la felicità di mio fratello. E da quando sono qui è stato subito amore e ora penso sia difficile trovare uno più juventino di me sulla terra.