TORINO – «Dall’alto si vede meglio, stare sul terreno di gioco è da stupidi»: questo sosteneva John Dawies. Era il selezionatore del Galles che, dal 1975 al 1979, vinse per quattro volte l’allora Cinque Nazioni di rugby, infilando in due occasioni anche il Grande slam. È stato un precursore, uno che – per seguire gli allenamenti – saliva su un palo dell’illuminazione del campo, si legava con una corda per motivi di sicurezza e, da lì, guardava tutto. Il motivo? «Dall’alto si vedono gli errori, da terra i pregi: ma i nostri pregi li conosciamo, i difetti sono invece la malattia che non vediamo». Per questo motivo il rugby ha i selezionatori che non stanno a bordo campo, per osservare meglio le partite e per trovare le contromisure giuste. E in altri sport collaboratori decisivi vengono piazzati in tribuna ad annotare e suggerire.
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