Pavel era un ragazzo di scintillante talento, Sinisa un uomo di spaventosa esperienza. I destini si sono incrociati a Roma nel 1998 e, ventuno anni dopo, l’amicizia è ancora forte. Nedved e Mihajlovic erano due stelle della Lazio che nel 2000 vince lo scudetto, legati da un carattere forte e dallo spirito guerriero di quelli che il verbo arrendersi l’hanno proprio cancellato dal vocabolario.
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Stanno insieme tre stagioni, poi Nedved se ne va alla , portando con sé l’amicizia con Sinisa. Amicizia che scompare ogni volta che i due si incrociano sul campo. Nel suo periodo interista, alla vigilia di una sfida con la Juventus, Mihajlovic aveva detto: «Sono proprio contento di ritrovare il mio amico Nedved. Per fargli male». In realtà, male non gliel’ha mai fatto, ma non si sono riparmiati tackle e scontri piuttosto ruvidi. Poi, al fischio finale, amici come un tempo.
E grandi estimatori l’uno dell’altro. Ed è anche per questo che la Juventus aveva preso in considerazione l’ipotesi Mihajlovic nella primavera del 2014. Come ha ricostruito in un’intervista lo stesso Mihajlovic: «La Juve mi chiamò l’ultimo anno di Conte, andai a parlare con Marotta e Nedved. Era tutto fatto. Ma alla fine Conte decise di restare. Salvo dimettersi due mesi dopo. Io ero rimasto alla Samp e così a Torino è andato Allegri». Incroci del destino che domani riporteranno Mihajlovic nella stessa città.
Sì, domani, perché la bella notizia è che Mihajlovic non solo andrà a Torino per la partita di sabato sera, ma riuscirà a seguire la squadra anche nel ritiro di domani. Il viaggio da Bologna non lo potrà fare in pullman con il resto della truppa rossoblù, ma viaggerà in automobile. Poi starà in albergo e svolgerà i riti della vigilia e del giorno di partita, compresa la riunione tecnica. Poi è atteso allo Stadium, dove avrà a disposizione una stanza isolata dal resto della squadra (come è capitato negli altri stadi). La sua presenza in panchina è legata al meteo.