I (soliti) regali difensivi scartocciati domenica sera senza neppure avvisare la Roma, che li ha accettati comunque con immenso piacere, hanno fatto sprofondare ufficialmente il Milan in una crisi profonda. Profondissima. Ma se nella propria metà campo la convivenza con i problemi è stata appurata, per molti ormai già da diverse stagioni, forse dopo la gara dell’Olimpico la spia rossa si è accesa una volta e per tutte anche in fase realizzativa. I 9 gol segnati in nove giornate rappresentano il peggior bigliettino da visita presentato dai rossoneri agli avversari negli ultimi 24 anni di Serie A. Neppure nelle stagioni non esattamente esaltanti di Tabarez prima e Zaccheroni dopo il Milan era andato così in affanno. Peggio della squadra di Giampaolo/Pioli quella allenata da Fabio Capello nel 1994-95, una squadra che chiuse poi la stagione al 4° posto e che dopo la vittoria della Supercoppa Italiana dovette fare i conti con le sconfitte in finale di Champions League e Coppa Intercontinentale. Dopo le prime nove giornate quel Milan segnò appena 6 reti, 3 messe a segno da Gullit, 2 da Simone e 1 da Massaro.
Gol, quelli degli attaccanti, che nel presente invece arrivano con il (solito) contagocce. Con i 3 di Piątek e la giocata di Leão contro la Fiorentina, i terminali offensivi rossoneri hanno segnato meno della metà delle reti messe in sequenza fino a questo momento (in Serie A il Milan ha il sesto attacco meno prolifico). Decisamente peggio anche dei rendimenti tutt’altro che esaltanti delle ultime stagioni: nello scorso campionato furono 11 dei 18 totali i gol segnati dagli attaccanti, nei due anni con Montella prima 10 su 16 e poi 7 su 12, nel 2015-16 invece 8 su 11, nel 2014-15 con Inzaghi 10 su 18 e nel 2013-14 nell’ultima esperienza di Allegri 6 su 16. Ma c’è chi ha saputo fare peggio del Milan del presente, il Milan del 1981-82 allenato da Luigi Radice che nelle prime nove di campionato si dovette accontentare del gol segnato da Jordan contro il Como all’ottava giornata.