E’ stato il colpo del mercato della Roma. Henrikh Mkhitaryan è arrivato quasi a sorpresa alzando la qualità della rosa di Fonseca. L’armeno, protagonista con la sua nazionale del break di inizio settembre, è pronto a farsi conoscere dai tifosi della Roma. Nella sala stampa di Trigoria si è tenuta la conferenza stampa di presentazione.
Petrachi presenta Mkhitaryan: “Siamo qua per presentare Miki, come ama sentirsi chiamare. A nome di tutta la Roma, siamo molto contenti e orgogliosi di aver portato un altro giocatore di spessore internazionale. Sono convinto che la sua esperienza e la sua capacità tecnica, ma soprattutto la sua intelligenza, possa portare un maggiore livello qualitativo a tutta la Roma. Gli garantiremo quello di di cui ha bisogno: sostegno, motivazione e soprattutto voglia di giocare a calcio, che è quello che un giocatore sente di dover avere. La Roma e i suoi tifosi faranno sentire tutto il loro calore a questo calciatore”.
Mkhitaryan si presenta.
Sono molto felice di essere qua. Prima di arrivare qua ho passato un periodo non facile, ora per me parte una nuova avventura. Sono perfettamente consapevole di dove arrivo, quali sono gli obiettivi del club. Farò del mio meglio per contribuire a raggiungerli. Oggi ho incontrato i compagni di squadra e il mister, l’ambiente nello spogliatoio è davvero molto bello. Ci sono tutte le condizioni per avere un futuro roseo in questo club.
In carriera ha giocato sia da esterno che da trequartista centrale. In quale ruolo crede di essere più utile nel gioco della Roma con il modulo di Fonseca?
Posso ricoprire tutte le posizioni d’attacco, a destra, a sinistra o dietro la punta. Quello che conta di più per me è essere utile per la squadra. Non c’è una grande differenza. La mia qualità migliore è quella di partire dall’esterno per poi accentrarmi. Metterò le mie qualità a disposizione del mister e della squadra.
Durante il break delle nazionali ha incontrato alcuni dei nuovi compagni. Ci ha parlato? Cosa vi siete detti?
Oggi è stato il primo giorno di allenamento, ho rivisto i compagni di squadra che qualche giorno fa sono stati avversari in nazionale. Ho parlato dopo la partita con l’Italia con Florenzi, così come dopo quella con la Bosnia con Dzeko. Abbiamo parlato dell’ultima partita, degli episodi e dei gol, ma ora le nazionali ora sono alle spalle ed è importante concentrarsi sulla Roma e sulla prossima partita.
Cosa le manca per fare un salto di qualità a livello realizzativo?
Prima di tutto in nazionale gioco in una posizione più centrale dietro la punta e godo di più spazio e di maggiore libertà. Posso arretrare, ma sono anche un finalizzatore. Devo essere in area per finalizzare il lavoro della squadra. Nelle ultime squadre in cui ho giocato in Premier, l’Arsenal e il Manchester United, partivo in una posizione più arretrata. Il mio era più un ruolo in cui dovevo ricucire le distanze tra il centrocampo e l’attacco, forse questa è una delle ragioni per questo segnavo meno. In fin dei conti, il mio obiettivo è quello di segnare il maggior numero di gol e fare quanti più assist possibili perché è quello che mi regala soddisfazioni.
Le è capitato di seguire lo Shakhtar di Fonseca? Cosa ne pensa del suo stile di gioco?
Ho seguito lo Shakhtar sia in Champions che in campionato. Non l’ho analizzato nel dettaglio, ma l’ho sempre visto giocare un calcio spettacolare e molto offensivo. Mi ha colpito come lo Shakhtar anche in Champions abbia tenuto testa anche a grandi squadre, senza paura. Si è sempre battuta alla pari, ha anche vinto alcune partite contro alcune big. Spero che Fonseca possa fare lo stesso qua a Roma, offrendo un calcio spettacolare che possa rendere felici i tifosi.
Dopo le splendide partite con l’Armenia, le sono arrivati messaggi dai tifosi della Roma? Questa cosa le sta mettendo pressione per il futuro visto che questa è una piazza esigente? Come mai dalla Premier ha scelto di venire in Serie A?
Certamente, ho ricevuto molti messaggi dai tifosi sia dopo la partita contro l’Italia che quella contro la Bosnia. Erano contenti delle mie prestazioni, proprio come lo ero io. Ora le nazionali sono alle spalle, voglio concentrarmi sulla Roma. Per me è una nuova esperienza, non mollerò mai e lotterò fino alla fine, cercherà di aiutare la squadra a raggiungere gli obiettivi. Non ho paura della pressione perché sono abituato, gioco a calcio da quando sono piccolo e so che quando si gioca nelle grandi squadre è sempre così, hai gli occhi di tutti puntati addosso. Il minimo errore viene criticato, una buona prestazione viene esaltata. Se giochi a calcio, sai che le critiche fanno parte del gioco, devi essere pronto ad affrontarle. Ho 30 anni e so come gestirle, so come comportarmi. Accetto tutto quello che viene con questo lavoro. Ho scelto la Serie A perché è una grande occasione che mi si è presentata l’ultimo giorno. Il mio agente me l’ha sottoposta, ho accettato subito con entusiasmo. Non abbiamo neanche parlato di soldi, sono qua per divertirmi e godermi il calcio, cercando di raggiungere gli obiettivi.
Ha l’ambizione di tornare in Premier o pensa che l’Italia possa essere il suo futuro?
L’Inghilterra appartiene al passato, non vorrei più parlarne. Adesso sono a Roma, voglio solo concentrarmi sulla Roma e sulla Serie A. Scegliendo la Roma, non sento affatto di aver fatto un passo indietro. Ho scelto un grande club e un grande campionato dove si gioca un grande calcio. La Serie A gode di grande reputazione. In qualche modo, avevo avvertito che per me era il momento di cambiare aria, si è presentata questa occasione e l’ho colta al volo con entusiasmo. Per un calciatore è importante provare piacere nel giocare a calcio, non importa dove lo si fa. Negli ultimi mesi all’Arsenal non provavo più questo piacere, quindi ho colto quest’occasione con entusiasmo.
Cosa pensa della Var? È più “italiano” e crede che possa utile oppure più “inglese” e non le piace?
Ci sono situazione in cui la Var può risultare utile, altre in cui non lo è perché uccide il ritmo della partite e del gioco, rende il tutto molto noioso e molto pesante. Il calcio non deve assolutamente perdere il proprio ritmo. A volte capita di segnare un gol, di festeggiare tutti insieme, e poi il gol viene annullato. Oppure si segna e non si sa se esultare o meno, poi il Var dice che è gol ma a quel punto le emozioni non possono più essere le stesse. Questo non dovrebbe succedere. È vero, nella partita con l’Italia il cartellino rosso ha cambiato le cose. Se fosse stata utilizzata la Var probabilmente avrebbero deciso diversamente, ma è stata una decisione dell’arbitro in campo e anche l’arbitro può sbagliare. Ci sono situazioni in cui mi sento “inglese” rispetto alla Var e altre in cui mi sento “italiano”.
Come mai l’Arsenal ha deciso di lasciarla andare in prestito negli ultimi giorni di mercato?
È una domanda difficile perché non faccio parte della dirigenza dell’Arsenal quindi non so perché abbiano deciso di lasciarmi andare. Era un mio desiderio perché lì non stavo giocando abbastanza, ero rimasto in panchina nelle ultime 3 partite prima della sosta. Avevo deciso di cambiare. Ho scelto la Roma, si è presentata questa possibilità. Sapevo che la Roma avrebbe giocato tante partite quest’anno, che avrebbe giocato nelle competizioni europee e avrei avuto più possibilità di giocare qui. Sicuramente per l’Arsenal lasciarmi andare in prestito non essere stata una decisione semplice, ma grazie al ds della Roma ora sono qui e ho la possibilità di dimostrare il mio valore.
Qualche mese fa è stato costretto a saltare la finale di Europa League a Baku per questioni geopolitiche che nulla hanno a che vedere con il calcio. Pensa che avrà gli stessi problemi nella trasferta che la Roma dovrà fare a Istanbul?
Non ci saranno problemi in Turchia, ci ho giocato diverse volte. Non è la stessa cosa dei problemi che intercorrono tra Armenia e Azerbaigian. Quella con la Turchia è una vecchia storia che ormai è alle spalle. In Turchia non ho mai avuto problemi quando ci sono stato, sia nel pre-campionato che in gare di Champions e di Europa League.
Ha giocato in campionati come la Bundesliga e la Premier, due campionati abbastanza diversi dalla Serie A. Pensa che avrà bisogno di un periodo di adattamento per rendere al meglio in Italia?
Quando sono arrivato in Germania e in Inghilterra ero più giovane di adesso. Ora, per quella che è la mia età e la mia esperienza, sono sicuro che non avrò problemi ad adattarmi. Anche i compagni di squadra mi aiuteranno a integrarmi e ad adattarmi alla Serie A, alla squadra e alla città. Ovviamente li ringrazierò per questo, ma in fin dei conti dipenderà da me quanto rapidamente riuscirò a integrarmi e adattarmi. Per il momento starò qua una stagione, il tempo corre e vorrò farlo il più velocemente possibile per dimostrare le mie qualità.
Pensa di poter partire già titolare domenica?
Ho parlato con Fonseca di diverse cose, ma nessuno può essere sicuro di giocare la prossima partita quando mancano ancora 4-5 giorni. Non ho ancora fatto il mio primo allenamento con la squadra perché oggi era una giornata di recupero dopo gli impegni in nazionale. Domani farò il primo allenamento con la squadra. Spetterà al mister scegliere se farmi partire dall’inizio o portarmi in panchina, questo lo deciderà lui. Dal canto mio, io farò del mio meglio e lavorerò duro. Sono una persona ambiziosa, sono qui per vincere, non per perdere tempo. Voglio dimostrare di poter fare tante cose in questa stagione.
Smalling ha detto che la Roma parte da favorita in Europa League. Questo trofeo è realmente alla portata di questo gruppo?
La stagione è appena iniziata, ma sono sicuro che un passo alla volta potremo raggiungere i nostri obiettivi. Tutti i giocatori di questa rosa hanno grandi ambizioni, sono qui non soltanto per giocare a calcio ma per vincere. Ci si ricorda dei calciatori per le vittorie. Nella mia carriera ho sempre voluto vincere dei titoli, ho sempre cercato di raggiungere i miei obiettivi e sono sicuro che le mie ambizioni e quelle della Roma coincidano. La Roma ha giocato soltanto due partite in campionato, è prematuro fare troppi discorsi, la strada è ancora molto lunga. Sono sicuro che più avanti avremo idee più chiare sulle prospettive.
Cosa le hanno lasciato i suoi vecchi allenatori e cosa pensa di poter apprendere da Fonseca?
In carriera ho avuto allenatori diversi con filosofie diverse. Uno molto offensivo, l’altro molto difensivo, un altro giocava più in contropiede, ma ho imparato tantissimo. Ora ho 30 anni ma voglio continuare a imparare ogni giorno, ogni minuto. Per me sarà una sfida imparare presto l’italiano, spero di poter fare una conferenza e delle interviste con voi direttamente in italiano. È molto importante per comunicare meglio con i compagni di squadra. Sono sicuro che imparerà molte cose anche da Fonseca, per me sarà una scoperta.