ULTIME MILAN – Riccardo Montolivo, ex centrocampista e capitano del Milan, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato del suo addio al mondo rossonero.
Milan-Fiorentina finisce 0-1, Gattuso preferisce avanzare un terzino davanti alla difesa (Calabria) piuttosto che far giocare lei. Quella notte lei non ha dormito per la rabbia?
“No, a quel punto mi sembrava palese che il problema non fossi io. E che le risposte alle mie domande non sarebbero più arrivate”.
Non ha fatto niente?
“Ho parlato con il tecnico. Mi ha detto che i miei dati nei test non erano al livello dei miei compagni. Come sarebbe stato impossibile che fino a metà novembre non mi è mai stato concesso di allenarmi in gruppo. Per giustificare la mia chiamata, poi, Gattuso fece riferimento all’indisponibilità di Brescianini e Torrasi, due Primavera. Quasi dovesse scusarsi”.
Che succedeva quando lei arrivava all’allenamento?
“Dopo il torello con la squadra, venivo invitato ad allenarmi, spesso solo, oltre volte con Halilovic o con i giovani della Primavera“
Cos’è successo con Gattuso?
“Per me nulla, ma non sono riuscito a spiegarmi questa situazione e non ho avuto risposte”.
Un avvio difficile quello del vostro rapporto?
No, anzi. Nel novembre 2017, quando sostituì Montella, Gattuso chiamò me e qualche altro giocatore più esperto per chiedere e ottenere il giusto sostegno”.
Lei da qualche mese non era più capitano del Milan
“Dall’estate precedente, allenatore Montella, ds Mirabelli. Sono loro che dopo l’arrivo di Bonucci mi dicono che avrei dovuto cedergli la fascia da capitano. Rispondo che non mi sembrava una buona idea, perchè il Milan era un grande club, aveva equilibri delicati, altri compagni come Bonaventura avrebbero svolto meglio quel ruolo e comunque la decisione doveva essere presa dallo spogliatoio”.
Loro che risposero?
“Che non c’era discussione, era la scelta dell’allora presidente Yongohong Li. Stessa risposta che ebbi da Bonucci. Non fui io a consegnarli la fascia”.
Nel 2017 uno dei colpi di Mirabelli è l’arrivo di Biglia. Finisce per questo la carriera di Montolivo al Milan?
“Se così fosse stato, nessuno me lo ha mai detto. Biglia era un acquisto importante. Un solo anno meno di me? Non discuto di questo. Poteva starci un cambio delle gerarchie, lui titolare e i giocarmi il posto”
Altro strappo, fine luglio 2018: perchè non parte con i compagni per gli Usa?
“Non mi venne mai spiegato. I dati di Milan Lab confermarono la mia ottima condizione, ma evidentemente non era questo il problema. La decisione mi venne comunicata dal team manager, con un sms il giorno prima della partenza”.
Ne parlò anche con la nuova dirigenza?
“Ne ho parlato anche con Leonardo e Maldini, tutti mi dissero che ero diventato la terza scelta, che dovevo capire. Ma era un senso di ignavia, la cosa che più mi deprimeva. Poi, dopo l’episodio di Milan-Fiorentina, mi è sembrato chiaro che non fossi più la terza scelta. Forse ero diventato la nona”.
Altra date chiave: 9 maggio 2018, finale di Coppa Italia con la Juve. Lei entra sul 4-0. Che ha pensato?
“Non era certo una manifestazione di stima e affetto”.
Pero lei è rimasto, ha capito.
“Sono rimasto per motivi diversi. A fine luglio, dopo la non convocazione per la tournée, mancavano una manciata di giorni alla fine del calciomercato, che quell’estate chiudeva a Ferragosto”.
Nel gennaio successivo?
“Era iniziato uno stillicidio di voci. Io stavo bene, sto bene, ma qualcuno iniziava a non crederci: come se non si volesse contraddire il Milan e puntare su di me. Comunque sia chiaro: non ho mai rifiutato un trasferimento”.
“E’ arrivato nel posto giusto al momento sbagliato, diventando il capitano-simbolo della decadenza milanista?
“Forse, dieci giorni dopo vennero ceduti Ibra e Thiago Silva. E poi ripenso al gol nel primo derby: bello, davvero, ma annullato, per un fallo inesistente. Magari era un segnale”.
Quando incontrerà Gattuso cosa gli dirà?
“Credo nulla, magari lo saluterò. Pero ricordo che lui mi disse, “io non avrei reagito come te a questa situazione”. Evidentemente siamo diversi”.
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