Si apriranno inevitabilmente, e in qualche caso saranno anche comprensibili, i processi alla Juve. Si parlerà magari di Allegri, si parlerà di Dybala, di una difesa che senza Chiellini ha ingigantito le sue fragilità, di una squadra a cui non è bastato il solito, implacabile, Ronaldo. Era venuto qui Ronaldo, un fantastico folletto in area di rigore, per conquistare subito la Champions e popolare i sonni degli avversari. Si è dovuto anche lui arrendere però alla favola straordinaria di questa squadra con un passato leggendario, quell’Ajax che ai tempi di Cruyff aveva stravolto il calcio con quella sua orchestra inimitabile, dove anche i primi violini erano al servizio di chi batteva il ritmo. Ecco, è da qui che bisogna partire per giudicare la serata bianconera – con quel sogno trasformato in incubo – perché raramente si era vista una squadra giocare negli ultimi vent’anni come l’Ajax di oggi.
Lo ammetto, ammetto la mia personale debolezza: ma da tanto, tanto tempo non avevo più visto una squadra muoversi con questa intensità, elettricità, precisione, spregiudicatezza, senso del divertimento. Da coltivare innanzitutto in campo, per renderlo contagioso in tribuna e davanti alla tv. L’Ajax di oggi è un’altra, straordinaria rivoluzione del pallone. Merito di Ten Hag, non a caso allievo di Guardiola, a sua volta allievo del grande Cruyff. Non ci sarà uno come Johann, non ci saranno neanche Suurbier e Krol, ma l’Ajax – partito dai preliminari – è un’infaticabile fabbrica di entusiasmo. Con De Ligt, non a caso il primo obiettivo della Juve e neanche casualmente il match winner della gara, primo muro difensivo e fionda lucidissima nel far ripartire il gioco. L’Ajax, come dicevamo, è partito a luglio, con i preliminari e bisognerebbe dirlo a quelli – di casa nostra – che fanno di una fatica in più un motivo di discussione per tre mesi. La verità, diciamolo, è che all’estero – e qui non c’entra solo l’Ajax, ma vale lo stesso discorso per gli inglesi – si gioca a un altro ritmo; a una velocità, per noi addirittura sconosciuta. Esce così di scena la Juventus, che da oggi comincerà a guardarsi in faccia. Si riparlerà magari di Allegri e del suo futuro, di un gruppoa cui non è bastato il più forte al mondo per trasformare quel sogno in realtà. Perché il calcio è una magia, in cui puoi chiudere per un secondo gli occhi e tornare indietro di oltre quarant’anni. Quando l’Ajax ci fece innamorare di quella, perfetta, corale, trasgressione.