TORINO – Eppure la chiamano, da secoli, “piccola Parigi”. Nonostante la vicinanza culturale e geografica alla Francia, però, la nobiltà calcistica d’Oltralpe ha sempre impiegato un po’ di tempo ad ambientarsi a Torino. A cominciare dal più nobile di tutti, Le Roi, sua maestà Michel Platini: che, come ha ricordato poco tempo fa Maurizio Sarri, «Ci ha messo tre o quattro mesi per inserirsi nella Juventus». Un inizio complicato che il tecnico bianconero aveva ricordato per spiegare le difficoltà di Adrien Rabiot, il Duca: che tra l’altro ha tre anni in meno del fuoriclasse di Nancy all’arrivo in Italia ed era reduce da sei mesi fuori rosa al Paris Saint-Germain, provvedimento seguito alla decisione di andare a scadenza di contratto. Oltre ad ambientarsi in Italia, doveva dunque anche riambientarsi in campo.
I tre o quattro mesi però adesso sono passati e, soprattutto, Sarri e la Juventus del vero Rabiot hanno bisogno: con Khedira fuori per tre mesi, Bentancur per 10 giorni, Ramsey per cinque (difficile ipotizzare un suo impiego dall’inizio a Leverkusen) ed Emre Can fuori dalla lista Champions, domani sera contro il Bayer i soli centrocampisti di ruolo disponibili saranno il francese, Matuidi e Pjanic. Situazione che non migliorerà granchè domenica con l’Udinese, quando Can sarà utilizzabile e Ramsey pronto, ma mancherà Pjanic per squalifica. E’ chiaro che, con appena 446 minuti di partite nelle gambe e una settimana scarsa di allenamenti in gruppo dopo il problema agli adduttori che lo ha frenato a fine novembre, non si potrà pretendere di vedere il miglior Rabiot domani e domenica. Ma da ora in avanti deve cominciare a incidere. Che possa farlo, lo dice la sua storia.