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Rivolta, dall'Inter dei record al dramma: “Combatto una malattia terribile da 25 anni”

Una toccante intervista concessa ai microfoni de Il Giorno da parte di Alberto Rivolta, ex difensore dell’Inter dei record guidata da Giovanni Trapattoni. Il classe ’67 ha infatti raccontato il dramma con il quale convive ogni giorno da diversi anni: «Ho avuto modo di far parte dell’Inter dei record, quella del Trap e di Zenga, di Matthäus e Riccardo Ferri. Ero riserva, vero, ma nella stagione dello scudetto, 1988-1989 almeno una presenza l’ ho fatta, e la gente mi associa a quella squadra. Perciò tanti tifosi si sono ricordati di me, con affetto, ora che sto combattendo una terribile malattia…».

Quando è iniziato il suo inferno?
«Nel 1994… avevo tanto mal di schiena, smisi di giocare anche per quel motivo: non ce la facevo col mal di schiena, camminavo male, sbattevo contro i muri, facevo la doccia e sbandavo. La diagnosi fu: ependimoma midollare. In pratica un tumore rarissimo del sistema nervoso centrale. Però il primario del San Gerardo mi operò evitandomi la sedia a rotelle che in quei casi invece è molto probabile. La riabilitazione durò otto mesi, un periodo lungo e molto duro, ma almeno avevo trovato il dottore giusto…»

Ma il sollievo durò poco…
«Purtroppo. Il problema della malattia era la recidiva… e dopo due anni ecco gli stessi guai. Fui costretto ad un’altra operazione, recuperai l’uso delle gambe. E poi avanti con fisioterapia e radioterapia…».

Ma il peggio doveva arrivare…
«Per undici anni bene, per modo di dire. Non potevo giocare a calcio e correre ma almeno avevo una vita quasi normale. Poi nel 2006 mentre ero al mare un altro doloroso mal di schiena: colpa di tante microlesioni a livello lombare. Feci la risonanza. poi una nuova operazione ma non riuscirono a eliminare tutte le lesioni. E da lì al 2013 fu un calvario: ogni anno un intervento chirurgico, prima dorsale, poi lombare e anche cervicale. I medici riprovarono con la radioterapia ma dal 2013 sono paralizzato… le gambe non si muovono più. Nuova riabilitazione al Cto di Milano, fra i 6 e 8 mesi, per imparare a stare su una sedia a rotelle. Però cercarono di tranquillizzarmi dicendo che non avrei avuto problemi alla testa.
E invece…».

Cosa le accadde?
«Il giorno del mio compleanno fui operato alla parte destra…persi udito, occhio, la bocca restò storta… addirittura non mi volevano operare, ma sono una testa dura. Per 25 anni lottavo contro questa malattia e non volevo mollare… Ho rischiato e tutto sommato e andata bene, avendo perso solo un occhio, l’udito e la bocca storta, è andata bene».

Insomma, peggio che avere la Sla…
«La verità è che essendo una malattia molto rara le cause farmaceutiche non hanno interesse nella ricerca, considerata la rarità. Comunque nel periodo peggiore, tramite l’attuale medico dell’ Inter, professor Volpi, mi hanno trovato posto all’Humanitas dove c’è un dottore che si occupa della mia malattia… Tre cicli di radioterapia testa, cervicale, e dorsale e poi una radioterapia chirurgica mirata per colpire determinate cellule»

E ora dove vive?
«Io abito a Lissone, ma adesso sono in un hospice a Monza… A casa non ero più gestibile, non riuscivo neppure a passare dal letto al bagno e così mia moglie ha trovato una soluzione, cercando un posto dove potessero aiutarmi. Io sono un po’ duro e se mia moglie mi avesse detto “ti ho trovato questo posto”… beh non ci sarei andato. Ma dovevo farlo, respiravo male, e rischiavo molto. E ho due figli, uno di 22 e l’altro di 16».

Le hanno dato speranze di guarire?
«Quelle no, ma sopravvivere forse. Sono qui, a due chilometri da casa mia, mi stanno curando alla grande: morfina, buscopan, una pompa nella gamba che mi inietta morfina 24 ore al giorno…».

Torniamo al popolo nerazzurro…
«In realtà mio figlio piccolo non voleva che lo striscione fosse esposto, in pochi sapevano della malattia. Poi tramite Riccardo Ferri ci siamo parlati, ha spiegato a mio figlio che è una bella cosa…un onore».

E poi ci sono gli amici…
«I miei compagni di squadra dello scudetto dei record… Pensi, qualche giorno fa è venuto Baresi. Malgioglio passa tutte le settimane… E poi Riccardo Ferri, Ciocci, insomma gli amici non mi hanno dimenticato. Poi è venuto anche Patrizio Sala, non me lo sarei mai aspettato.
La mia speranza è tenere duro ma è molto difficile… L’ho fatto per 27 anni…non mollo adesso…».

Si è mai domandato perché proprio a lei è toccata questa malattia rarissima?
«Chiesi al primario se ci poteva essere un nesso con i farmaci assunti in carriera, perché ne presi davvero tanti. Lui me l’ha escluso e mi fido di quel che dicono i dottori..»..

Come può consolarsi?
«La sofferenza è tanta, però è sempre un piacere quando i tifosi e gli ex compagni di squadra vengono a trovarmi. E poi sono interista fino al midollo. Non mi perdo una partita anche se sono in ospedale, spero a fine anno di poter festeggiare con loro».


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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