TORINO – Vicino al calcio, vicino al . Naturale per Massimo Crippa, una vita in Serie A da giocatore e ora direttore generale del Renate, società di Serie C storicamente amica dei granata. Amicizia coltivata grazie al dirigente delle pantere nerazzurre, che un po’ di Toro lo ha sempre avuto nel sangue. Ci è passato in due epoche diverse: la prima risale alla stagione 1987- 1988, quella che gli valse l’approdo a Napoli – con sommo rammarico dei tifosi granata che si sentirono traditi («se vendo Crippa sputatemi in faccia», aveva detto poco prima il dirigente De Finis) – laddove conquistò uno Scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa. Poi, il ritorno: due anni fra il 1998 e il 2000, nei quali prima ritrova la Serie A e infine fa ritorno in cadetteria. Quelli che ha lasciato sotto la Mole sono comunque ottimi ricordi, sia sul lato tecnico che dal punto di vista umano […] Uno sguardo ai granata continua a darlo, anche durante il campionato. Le riflessioni, a proposito della squadra di Walter Mazzarri, sono straordinariamente lucide.
Il cammino in Europa League, a cui si aggiungono sette giornate di campionato. Il giudizio momentaneo sul Toro è lusinghiero? O i conti non tornano?
«Il Toro di quest’anno mi piace molto, la squadra è buona ed è sicuramente fra le candidate più accreditate per l’Europa League. Purtroppo la doppia sfida col Wolverhampton nei playoff di agosto è stata una grande occasione persa. Ma con l’acquisto di Verdi e il reintegro di Nkoulou questo è un Toro che può lottare anche per il quarto posto. Certamente non è semplice, è anche questione di dettagli, ma le possibilità per arrivare in fondo a questa corsa ci sono tutte».