VERONA – “Ogni volta che lo guardo, segna. O sono molto fortunato io o è bravo lui. Sicuramente Makni, attaccante 2001 della Primavera del Chievo, è un giovane da seguire con attenzione”. Inizia così la relazione del talent scout Gianluca Mirra, uno dei quattro osservatori (gli altri sono Borri, Ervigi e La Spisa) che seguono le partite di tutto il mondo anche per Tuttosport.
Come si è imbattuto in Makni?
“La prima volta l’ho visto in televisione, in Chievo-Napoli Primavera, e mi ha subito attratto per tecnica, velocità e senso dell’inserimento offensivo. In quella partita Makni ha segnato il gol del pari nei minuti finali, ma soprattutto mi ha messo curiosità. Così la settimana seguente, quando è venuto a giocare a Roma contro la Lazio, sono andato a seguirlo dal vivo”.
Impressioni?
“Confermate e rafforzate. Ha segnato il gol del 2-0 con grande freddezza facendo la scelta migliore a tu per tu con il portiere: palla piazzata sul secondo palo. Ma la rete più bella l’ha realizzata la settimana successiva contro il Torino: si è girato in un fazzoletto e, dal limite dell’area, l’ha messa sotto l’incrocio”.
Al di là dei gol, sempre importanti, come descriverebbe Makni a un dirigente?
“È molto abile ad attaccare la profondità, calcia bene con il destro, vede la porta e poi è bravissimo di testa. Il tempismo e il senso dell’inserimento sono le sue armi migliori. Sono qualità innate, che hai o non hai: lui le possiede e le sfrutta”.
A chi paragonerebbe Makni?
“Per l’abilità negli inserimenti di testa ricorda l’ultimo Joao Pedro, che è diventato uno specialista nel gioco aereo. Ma più guardo Makni e più mi fa venire in mente Aubameyang dell’Arsenal, che oltretutto ai tempi delle giovanili del Milan fece esperienza proprio nel nostro campionato Primavera”.
Gli aspetti in cui Makni dovrà crescere maggiormente?
“Deve migliorare soprattutto a livello tattico: la scelta di venire a giocare in Italia è stata perfetta da questo puto di vista. La tattica è facile da insegnare e da apprendere. Makni sembra un ragazzo molto determinato e per questo sono convinto che col tempo imparerà anche tutti quegli aspetti e movimenti caratteristici della fase di non possesso a cui le scuole straniere non prestano grande attenzione nelle giovanili. E poi dovrà migliorare anche il sinistro, il suo piede debole”.