TORINO – Nemmeno il tempo di disfare le valigie che per Robinho è già tempo di salutare i tifosi del Santos. L’attaccante brasiliano, che aveva accettato uno stipendio da 230 euro mensili pur di tornare nel club nel quale è cresciuto calcisticalmente fino al grande salto con l’approdo al Real Madrid nel 2005, dopo appena una settimana ha dovuto rescindere il contratto per via della vicenda legale che lo vede coinvolto in Italia. Il brasiliano, infatti, ha subito nel 2017 una condanna di 9 anni per violenza sessuale per fatti accaduti nel 2013, quando militava nel Milan. Un ritorno dal sapore amaro, dunque, una toccata e fuga. Robinho, però, ha comunque voluto ringraziare i tifosi: “Ho sempre voluto aiutare il Santos, ma se in qualche maniera la mia presenza diventa un problema, meglio andar via, meglio concentrarmi sulle mie vicende personali. Dimostrerò la mia innocenza per i tifosi del ‘Peixao’ e per chi mi vuole bene”.
Robinho, storia già finita con il Santos: contratto rescisso per le accuse di stupro in Italia
Robinho, che accuse dal ministro brasiliano!
Damares Alves, ministro brasiliano dei diritti umani, della famiglia e delle donne, commentando la vicenda c’è andato giù pesante: “Prigione, subito. Non ho altre parole da aggiungere. So che c’è ancora un appello, ma adesso c’è anche un audio. Di cosa abbiamo bisogno ancora? Prigione. Nessuno stupratore può essere applaudito. So che c’è ancora un appello, ma penso che sia tutto molto chiaro. Vedendo le trascrizioni di ciò che è avvenuto mi ha provocato nausea e voglia di vomitare. È stato molto brutto aver letto quello che ho letto, soprattutto da un calciatore come lui. Parliamo di un crimine e l’aggressore non merita alcuna considerazione. Non dobbiamo fare alcuna concessione solo perché è un giocatore. Deve scontare la sua pena, lì o qui, immediatamente”.