I due allenatori tedeschi che si affronteranno questa sera in semifinale di Champions League hanno avuto la stessa formazione, sotto l’ala di Ralf Rangnick
Tre delle quattro squadre arrivate alle semifinali portoghesi della Champions League 2019/20 hanno allenatori tedeschi al comando. Tra questi, le carriere di Julian Nagelsmann e di Thomas Tuchel, che si affronteranno nella sfida tra RB Lipsia e Paris Saint-Germain di stasera, sono legate insieme a doppio filo.
Nagelsmann e Tuchel condividono lo stesso pater familias dal punto di vista della tattica, quel Ralf Rangnick che ha allietato (o infestato, a seconda dei punti di vista) i sonni dei tifosi del Milan per un semestre. Rangnick è stato un riferimento per la scuola degli allenatori tedeschi, tanto quanto per i tecnici nostrani è stato Arrigo Sacchi, che con la forza delle sue idee ha cambiato il modo di vedere il calcio degli allenatori italiani, e non solo, per sempre.
Tuchel ha conosciuto Rangnick nella seconda parte degli anni Novanta, quando il primo era un difensore in forza al SSV Ulm e il secondo sedeva in panchina. Nagelsmann si è formato nella “cantera” dell’Hoffenheim, che è stato il feudo di Rangnick prima che da direttore sportivo si installasse alla corte della Red Bull.
Nagelsmann ha quindi ricevuto una diretta influenza delle idee e dei metodi di Rangnick, ed è forse per questo che quando ha potuto il direttore sportivo ha poi consegnato al suo pupillo le chiavi della prima squadra a Lipsia. Gli stessi Nagelsmann e Tuchel hanno lavorato insieme all’Augsburg nel biennio 2007/08, anzi pare che sia stato proprio Tuchel a notare le doti manageriali di Nagelsmann per primo come confermato dall’allenatore in conferenza stampa: “Non siamo mai stati particolarmente legati, anche se in molti lo dipingono come mio mentore . La nostra è sempre stata una relazione molto pragmatica, ma gli sono grato per avermi dato l’idea di diventare allenatore”.
Rangnick, Nagelsmann e Tuchel condividono gli stessi principi tattici. Il calcio pensato dai tre è ipercinetico, votato all’aggressione dell’avversario e alla riconquista del pallone quanto più vicino possibile alla porta da attaccare. Lo stile offensivo è verticale in tutto e per tutto e i principi del gioco di posizione sono declinati di conseguenza: il fraseggio è breve ma mai compassato; le triangolazioni sono utilizzate per liberare l’uomo più in avanti, possibilmente oltre una linea avversaria.
Ai principi non si deroga, mai, in nessun caso. L’applicazione dei principi di gioco può invece essere differente, a partire dal modulo in campo. Nagelsmann e Tuchel hanno utilizzato spesso schieramenti diversi di partita in partita, e alla fine della stagione nessuno può mai dire qual è il modulo base delle loro squadre. Lo scopo è chiaro: pur tenendo fede al loro credo tattico, entrambi vogliono scoprire e attaccare i punti deboli dell’avversario; senza mancare di difendersi dai loro punti forti. Per Nagelsmann e Tuchel allenare è una continua analisi costi-benefici.
I due quarti di finale contro Atalanta e Atletico hanno dato un’idea della flessibilità tattica dei due allenatori. Tuchel ha schierato un inedito 4-3-3 con Neymar punta centrale. Il brasiliano, spostato dalla fascia sinistra, ha agito da regista offensivo al centro dell’attacco, muovendosi in ogni direzione per trovare uno spazio da attaccare. Libero di ricevere, Neymar ha poi potuto far saltare il sistema difensivo atalantino con i suoi proverbiali dribbling. Sulla fascia sinistra amata dal brasiliano, Tuchel ha schierato Pablo Sanabria, che nelle fasi di non possesso si abbassava fino alla linea di centrocampo per formare un compatto 4-4-2. Tuchel era infatti preoccupato dalla capacità dell’Atalanta di creare la superiorità numerica in fascia, e Sanabria gli ha garantito maggior copertura.
Anche Nagelsmann ha adottato due moduli per le diverse fasi di gioco contro l’Atletico di Simeone. In fase di non possesso, il Lipsia si è sistemato con il 4-2-3-1. L’obiettivo di Nagelsmann era di non concedere linee di passaggio all’interno del campo e dirottare il gioco dell’Atletico verso zone di campo dove gli spagnoli potevano creare meno pericoli. In fase di possesso, i tedeschi passavano al 3-2-4-1. In zone basse di campo, gli uomini di Nagelsmann si garantivano così la superiorità numerica verso gli avanti dell’Atletico, disinnescando l’efficacia del pressing. In zone alte di campo, la fluidità degli uomini alle spalle del centravanti-boa Yussuf Poulsen ha distrutto la linearità della difesa dell’Atletico, arroccata a difesa dell’area di rigore. Il primo gol della partita è arrivato al termine di una lunga azione che ha premiato il movimento senza palla in area di rigore del trequartista Dani Olmo che è arrivato in corsa a battere di testa davanti al portiere.
Nei tre precedenti in Bundesliga, Tuchel, alla guida del Borussia Dortmund, ha battuto l’Hoffenheim di Nagelsmann due volte, assicurandosi un pareggio in una terza occasione. Nel primo dei tre confronti diretti, Nagelsmann schierò due punte e un trequartista per interferire nell’impostazione di gioco dal basso dei due centrali del Dortmund e del suo regista Nuri Sahin. La tattica funzionava e stava per far saltare il banco: l’Hoffenheim era in vantaggio nello stadio dei rivali quando un rosso diretto a uno dei suoi giocatori ha fatto cambiare l’inerzia della partita. Nelle altre due sfide, gli allenatori hanno schierato le loro squadre a specchio, adottando entrambi il 3-5-2 e disseminando il campo di duelli uno contro uno.
In conferenza stampa, Tuchel ha detto che tra Lipsia e PSG prevarrà la squadra che riuscirà a essere più aggressiva e fisicamente a posto. Ma cosa possiamo aspettarci dal punto di vista tattico? In linea generale, il Lipsia potrebbe concedere meno campo alle spalle della difesa ai parigini di quanto ne abbia concesso all’Atletico Madrid. Upamecano e gli altri hanno contenuto bene le sfuriate in campo aperto di Diego Costa e compagni, ma forse non hanno le risorse atletiche per competere con la velocità di Neymar e Kylian Mbappé. A quel punto agli attaccanti del PSG non resterebbe altro che attaccare un blocco basso, tentando di scardinarlo attraverso i dribbling e le triangolazioni in spazi stretti. In avanti, il Lipsia potrebbe sfruttare la stessa “falla” nella difesa del PSG esposta dall’Atalanta in occasione del gol di Pasalic: Kimpembe stringe troppo la sua posizione e invita Toloi a correre nello spazio lasciato tra sé e il terzino Bernat, che per recuperare l’errore del compagno, assorbe il taglio ma lascia libero Pasalic di ricevere. I cambi gioco nell’ultimo terzo di campo, in tal senso, potrebbero rivelarsi determinanti.
Quel che è certo è che, dietro le porte chiuse degli spogliatoi e dei rispettivi uffici, la battaglia tattica tra RB Lipsia e Paris Saint-Germain è già iniziata prima ancora di scendere in campo.
Fonte: http://sport.sky.it/rss/sport_calcio_champions-league.xml