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Ballotta sta con Padelli: “Viviano? Continuerei a puntare su Daniele”

Un’intera vita trascorsa tra i pali, oltre vent’anni di carriera spesa a difendere la porta di diverse squadre di Serie A, con i picchi rappresentati dalle esperienze avute alla Lazio e all’Inter. Ai microfoni di Passioneinter.com si è concesso Marco Ballotta, col quale abbiamo parlato, in particolare, della prestazione nel derby e della figura di Daniele Padelli nell’Inter, del profilo di Viviano e dell’infortunio di Handanovic. Ecco le sue parole.

L’Inter ha vinto il derby rimontando il Milan dallo 0-2 iniziale. Come ha visto la squadra di Conte?
“È indubbio che sia stata una bella partita, nella quale l’Inter ha dato un segnale forte. Imporsi in maniera così determinata, sotto di 0-2, non è sicuramente facile ribaltare il risultato, soprattutto in un derby. Se il Milan avesse gestito meglio sullo 0-2 probabilmente sarebbe finita diversamente. Poi appena l’Inter ha visto la luce non c’è stata più storia, è uscita la determinazione ed il carattere anche dell’allenatore che ha permesso di far maturare un risultato molto importante. Io poi sono andato a vedere la Lazio a Parma ed ho visto una squadra in forma, magari un po’ al di sotto dell’Inter ma sicuramente tra le tre che si giocheranno lo Scudetto”.

La partita di Padelli e l’infortunio di Handanovic: l’opinione di Ballotta

Domenica sera esordio di Padelli nel derby di Milano: come mai tutte quelle incertezze mostrate?
“Adesso Daniele non è più un ragazzino, penso abbia l’esperienza giusta per approcciare le partite nel modo giusto. L’errore può capitare, era pur sempre un derby che non poteva essere approcciato con freddezza totale. Per sua fortuna non ha compromesso il risultato finale, poi una partita negativa può capitare. Magari nel derby vale doppio, però nella partita prima aveva fatto bene. C’è stata un’incertezza e l’ha pagata a caro prezzo, è indubbio che la tensione a volte può giocare brutti scherzi, e giocando poco anche l’intesa coi compagni non è sicuramente idilliaca come può essere quella di Handanovic, che conosce perfettamente i suoi compagni. È stata una buona prestazione lo stesso, a mio avviso. Poi con la vittoria si cancella un po’ tutto, però di errori meno se ne fanno meglio è”.

Padelli può essere un titolare affidabile mentre Handanovic recupera dall’infortunio?
“Se lo hanno comprato significa che hanno visto qualcosa in lui, non è che prendi un giocatore per non farlo giocare. È normale che può capitare di esser chiamati in causa, quindi se l’hanno valutato prima non vedo perché oggi la valutazione debba essere diversa rispetto a quando è stato preso. Dico così perché a me è capitato di ricoprire il ruolo di secondo portiere, e purtroppo è delicatissimo. Se azzecchi una partita sei bravissimo e concentrato, se la sbagli sei subito giudicato come un portiere non all’altezza. Secondo me è una valutazione molto prematura, lui ha giocato tante partite in Serie A e l’errore può capitare. Vedo ad esempio il Napoli che sta alternando molto i portieri ed a mio avviso deve decidere su uno e andare avanti. Non va bene così: uno è il titolare, poi può capitare che il secondo giochi però la valutazione non deve essere fatta solo su una partita, è troppo riduttivo. Bisognerebbe considerarne 5-6. Se Padelli giocherà ancora acquisirà più sicurezza, anche con i compagni. È il giocare che fa la differenza”.

L’Inter nelle ultime ore ha accelerato su Viviano: secondo lei è una buona scelta?
“Mah, io continuerei su Padelli. Sicuramente Viviano è un buon profilo, però arriva in un ambiente completamente nuovo, mentre Daniele lo conosce già bene ed è lì da tempo, conosce i compagni. L’importante è che lui abbia la fiducia dei compagni: non è l’errore in sé che può cambiare l’opinione. Se i suoi compagni hanno fiducia del loro portiere anche dopo un mezzo errore non succede nulla. Se invece la fiducia viene a mancare allora potrebbe essere deleterio, è solo questo. Poi anche lui deve imporsi caratterialmente, guidando la difesa e facendo sentire la sua presenza riprendendo in mano la situazione. È lì che fa la differenza, l’atteggiamento. Viviano è un signor portiere però, ripeto, io continuerei su Padelli”.

Per Handanovic si parla di infrazione al mignolo: è un infortunio che richiede un recupero lungo?
“Ecco, questa mi sembra una cosa molto ma molto strana. Io ad esempio ho giocato una partita con tre dita rotte, e quello che non capisco è come sia possibile che Handanovic per un mignolo, neanche rotto, non riesca a giocare. Si può tranquillamente fasciare rigido e giocare senza esserne così condizionati. Poi ovviamente c’è chi resiste meglio e chi peggio al dolore, però dico questo perché a me è capitato più di una volta, e il mignolo non dovrebbe limitare così tanto da non giocare le partite. Non so se sia quindi, perché altrimenti è una cosa che dovrebbe essere sorpassata velocemente. La vedo una cosa un po’ particolare”.

Cosa passa nella mente di un secondo portiere quando si trova a giocare titolare in una partita così sentita?
“Io penso che sia l’ideale. Ci sono secondi portieri che non vogliono giocare mai, ma io ero uno di quelli che appena mi capitava l’occasione non vedevo l’ora di farlo. È indubbio che devi avere anche un pizzico di fortuna nell’azzeccare la partita, ma questo sta a te. Altrimenti, come dicevo prima, i giudizi dopo possono essere esagerati, a causa di un solo errore. Se fai bene una partita e poi non giochi più per due anni rimani un portiere affidabile perché quella partita l’hai fatta bene. È limitante dare un giudizio su una sola partita, soprattutto per un portiere. Se uno arriva all’Inter come ha fatto Padelli significa che hai dato dei segnali molto positivi, se ti hanno scelto. Io quando giocavo la Coppa Italia quello era il mio campionato, e quando ero chiamato in causa cercavo di farmi trovare pronto. A me capitò di giocare un derby, a Roma, con Peruzzi che purtroppo si infortunava spesso e finito il riscaldamento mi disse: “Marco, non ce la faccio, vai in campo”. Io presi i guanti e andai in campo direttamente senza fare riscaldamento, in un derby. Però non mi aveva condizionato, l’importante è entrare subito con la testa giusta. Poi quando hai una certa età, io avevo già più di 40 anni, certe tensioni ormai le hai messe da parte ed anzi, non vedi l’ora di giocare. Hai una tranquillità ed una serenità che non ti condiziona più niente”.

È quindi meglio avere un secondo portiere più esperto rispetto ad un giovane promettente.
“Sì, anche perché il ragazzo è giusto che vada a fare esperienza, per poi tornare quando è pronto per fare il titolare. O sei Donnarumma, che entri a 16 anni e fai così bene, ma di portieri come lui ne nascono pochi. Il carattere che può avere Donnarumma lo vedi in pochi altri, tant’è che è titolare inamovibile da ormai 4-5 anni”.

Sfida al vertice Lazio-Inter e Ballotta giocatore-allenatore-presidente

Domenica c’è la sfida al vertice Lazio-Inter: quale delle due potrà spuntarla sull’altra in classifica?
“Domenica è una partita molto importante che può dare indicazioni di un certo tipo. Se l’Inter continua imperterrita con queste prestazioni diventa difficile batterla. L’Inter la vedo forte nei 20 giocatori, mentre la Lazio nei 12-13. Loro però ora hanno acquisito una tale sicurezza dei propri mezzi che li rende una squadra temibile. La vedo giocare a memoria, tutti i giocatori sono entusiasti, li vedi che giocano liberi mentalmente. Dopo 18 risultati utili consecutivi non è più una casualità, vuol dire che c’è concretezza e grande qualità. Non è un caso se è seconda in classifica ad un punto dalle prime, poi vedremo negli scontri diretti, che fanno la differenza. Ancora ci sarà margine per entrambe di rimediare ad un’eventuale sconfitta, quindi sarà una partita giocata apertamente. E quindi finirà in pareggio (ride, ndr)”.

La Lazio può quindi durare fino alla fine e giocarsela con Juventus ed Inter per lo Scudetto?
“Beh, se non cominciano a dire di voler puntare allo Scudetto sì (ride, ndr). Devono rimanere liberi mentalmente, senza responsabilizzarsi: in tal caso potrebbero star lì fino alla fine, anche perché vedo che Inter e Juve non sono perfette. La squadra di Sarri ha molti alti e bassi, quella di Conte recupera le partite però non sempre dimostra di ammazzare le gare, e quindi ad oggi sono tutte e tre molto equilibrate, e la Lazio, poi, ha anche solo il campionato, mentre le altre hanno anche le coppe, che qualcosa tolgono. Poi sicuramente le rose di Inter e Juve sono più profonde, però lavorare tutta la settimana per pensare solo alla partita domenicale può avere i suoi vantaggi”.

Tornando a lei, ora fa il giocatore-presidente al Castelvetro, è corretto?
“E il presidente, per non farsi mancare nulla (ride, ndr). Sì, effettivamente è così, mi sono tesserato anche come giocatore dato che il secondo portiere era infortunato ed è stato fuori per un po’ di tempo, quindi andavo in panchina io, però non avrei mai giocato (ride, ndr). Era giusto per averne un altro a disposizione. È una bella esperienza, ci stiamo divertendo, siamo una squadra giovanissima. Non navighiamo in acque tranquille perché siamo terzultimi, però stiamo crescendo e con i giovani ci vuole pazienza. Alla fine vedremo come andrà il campionato ma io sono convinto che ci salveremo”.

LA REDAZIONE DI PASSIONEINTER.COM RINGRAZIA MARCO BALLOTTA PER LA DISPONIBILITÀ E LA CORTESIA MOSTRATE DURANTE TUTTO IL CORSO DELL’INTERVISTA.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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