In carriera, Federico Balzaretti ha avuto modo di giocare assieme a calciatori che hanno fatto la storia. Ecco perchè su DAZN c’è “Balzaretti e i suoi compagni”, in cui l’ex terzino ricorda quelli che ha conosciuto meglio, soprattutto se hanno lasciato un’impronta sul calcio italiano (e non solo). Logico dunque che tra questi ci sia Gigi Buffon, incontrato sia alla Juventus che in nazionale. E se ancora oggi, che ha superato le 40 primavere, SuperGigi è ancora un’icona, figurarsi cosa poteva essere negli anni di maggior splendore…
ALLENAMENTI – Un portiere così impressionante che, persino quando ci si allenava, solo pochi avevano l’onore di riuscire a segnare. “In allenamento gli riuscivano a fare gol solo in quattro: Del Piero, Nedved, Trezeguet e, quando calciava forte Ibrahimovic, stop. Lui te lo diceva prima di calciare ‘neanche mi tuffo’, tu andavi lì pensando ‘ora spacco la porta’ ma non avevi neanche la soddisfazione di farlo buttare a terra. In allenamento quando non voleva prendere gol non lo prendeva. Era impressionante”. Nel 2006 però per Buffon arrivano il paradiso…e l’inferno. La coppa del mondo a Berlino e la retrocessione in B per gli effetti di Calciopoli.
SERIE B – Una situazione paradossale, come spiega Balzaretti. “La prima partita post Mondiale da campione del mondo Gigi la fa a Bari contro il Martina Franca. Mi ricordo che si è messo a urlare nel tunnel, secondo me voleva dire ‘guarda tu, ho fatto la finale del Mondiale e ora gioco contro il Martina Franca’. I campioni di quella Juve erano delle rockstar in giro per l’Italia, non c’era una città dove non stavamo fermi un’ora e mezza al casello prima di arrivare. Quell’urlo era come per dire ‘caspita ho fatto la finale del Mondiale e ora sono con venti spettatori’”. Ma nonostante il palcoscenico fosse diverso, Buffon ne faceva una questione di orgoglio. “Il fatto di rimanere in Serie B vuol dire saper trovare degli stimoli e delle motivazioni straordinarie. Perchè poi certi giocatori vivono di quelle emozioni, è un percorso che li porta poi a giocare le finali di Champions League. Certi campioni inseguono sempre quei traguardi, è nel loro DNA. Ha un carattere forte, quando gli si chiude la saracinesca è quasi ‘intrattabile’”. E quando decide di non farsi segnare…è imbattibile.