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Bergomi: “Nell'89 abbiamo fatto piangere il Trap. Bastoni è un predestinato”

Dopo i tanti ospiti degli ultimi giorni, nell’appuntamento odierno su Instagram con #ASKPASSIONEINTER, oggi è toccato all’ex difensore dell’Inter Beppe Bergomi! Intervistato dal responsabile editoriale di Passioneinter.com Lorenzo Polimanti, ecco le parole dello Zio, che ha risposto anche alle domande giunte dai tifosi nerazzurri durante la diretta sul .

QUARANTENA – “Ho avuto qualche problema all’inizio perché non avevo avuto la giusta percezione ed ero in giro per l’Italia, prima a Napoli e poi a Perugia. L’otto sera ho iniziato a non star bene ed ho avuto un po’ di febbre, adesso sono bene e sono in casa, al massimo scendo in giardino per prendere una boccata d’aria”.

CIMELI: “L’unico rammarico è aver dato tante magliette al museo di Inter e Milan, ma tanta roba è andata persa nel tempo. Ma a casa ho anche tante altre cose che nel tempo ho collezionato”.

RICORDI – La prima volta che mi allenai con la prima squadra è stata particolare, io ero con gli allievi e fui chiamato per caso, si era infortunato un giocatore. Mi misero subito a marcare Aldo Serena, presi una gomitata che mi fece capire subito che non fosse una passeggiata. Entrare nello spogliatoio allora non era semplice, bisognava avere una forte personalità, ma con il tempo diventavi parte di un gruppo fantastica”.

VENTOLA – “È un amico, in carriera l’ho incrociato quando lui era ancora giovane. Non riuscivo a stargli dietro e dovevo entrare in scivolata”.

UMILTÀ – “Io ho fatto il mio percorso di crescita con calma, quando sono diventato campione del mondo prendevo l’equivalente di mille euro al mese. Poi tutto dipende dal carattere di ciascuno”.

ESPOSITO – Oggi è più difficile trovare spazio, deve capire quale potrà essere il suo percorso di crescita ideale. Io credo che sia sempre meglio andare in prestito e giocare con continuità. Se l’Inter conserverà questi due attaccanti così  forti potrebbe essere la soluzione migliore“.

INTER DEI RECORD – “L’anno dopo le olimpiadi di Seul perdemmo nel gironcino di Coppa Italia contro la Fiorentina, finendo eliminati. La Gazzetta massacrò il tecnico, ma con alcuni giocatori ci recammo da lui e dicemmo di essere al suo fianco. Lui si commosse, credo che pianse. Da allora ci siamo compattati ed è iniziata la nostra cavalcata”.

DJORKAEFF – “Ha capito subito cosa voleva dire indossare la maglia dell’Inter, tecnicamente era molto valido. Non so dire se poteva fare di più, quella è una squadra rimasta nella storia perché non eravamo dei  fenomeni ma davamo tutto, almeno in difesa, perché davanti avevamo dei fenomeni”.

RECOBA – “Lui è uno che poteva fare di più, ha raggiunto risultati importanti ma per arrivare ancora più in alto c’era bisogno di fare fatica, lavorando sulle carenze e migliorando le abilità. Avesse avuto questo, avrebbe fatto molto di più”.

FACCHETTI – Lui è l’Inter, in assoluto, gli sarò sempre grato. Conosco bene la famiglia ed i figli, avevamo la casa vicino, è stata l’unica persona che voleva riportarmi in nerazzurro”.

HODGSON – “Ha portato idee nuove ed innovative, ma credo che il problema della lingua nello spiegare alcuni concetti chiave nel tempo è diventato un problema. Quando è arrivato ha fatto un buon lavoro portandoci anche in finale di Coppa Uefa, che poi abbiamo perso”.

ITALIA – “La squadra dell’82 è ancora rimasta nel cuore dei tanti tifosi per l’aver battuto tantissime squadre forti. Stessa cosa è accaduta nel 2006, quella formazione nelle difficoltà si è compattata”.

LIVERPOOL – “Io sono un estimatore di Klopp, c’è poi Van Dijk che è un difensore che io stimo tantissimo, vedere una partita lì è emozionante”.

BASTONI – “Era un predestinato, me ne parlavano bene già quando negli anni scorsi ero all’Atalanta. Riesce ad impostare bene, però deve crescere nella fase difensiva senza sbagliare: sono cose che sa fare ma deve crescere”.

GODIN – “Il suo ruolo l’ho fatto tutta una vita, lui non ha le caratteristiche ideali per giocare in quella posizione. Non è quello che è abituato a fare, sta facendo anche fin troppo bene”.

ERIKSEN – “Il 31 di gennaio sono stato demolito di critiche perché affermai che il danese non è il tipo di giocatore che dribla e salta l’uomo. Ha caratteristiche diverse da quelle a disposizione di Conte, ha piedi buoni e necessità di trovare spazio fra le linee: ma in questo sistema di gioco dissi che non sarebbe stato facile inserirlo. In questo sono stato un profeta, bisogna trovargli una collocazione ma lui deve adattarsi al nostro calcio dove c’è poca libertà di movimento”.

LUKAKU – Nel calcio italiano può dominare, ma di lui mi sono piaciute fin da subito le qualità umane. Abbraccia i compagni, è amato dal pubblico: mi sarebbe piaciuto giocare con lui”.

TONALI – “Su di lui non ho dubbi, va preso immediatamente. Ha qualità enormi ed è giovanissimo: chiaro che l’Inter non è Brescia ed il passaggio è duro per chiunque. Conosco Marotta da tantissimi anni e la sua linea è quella di creare un gruppo di italiani forti. I nerazzurri hanno vinto anche senza azzurri, ma allora c’era una colonia forte di argentini”.

TELECRONACA  – Con Fabio abbiamo caratteri diversi, ma proprio per questo ci completiamo. Parliamo di una mente superiore, sa cinque lingue ed ha scritto tanti libri. Come si prepara una telecronaca? Noi siamo avvisati una settimana prima della squadra che commenteremo, abbiamo dei siti di riferimento per rivedere le partite e studiare al meglio. Io leggo molto i dati per conoscere al meglio le squadre”.

SERIE A – C’è sicuramente l’interesse economico nelle trattative di queste settimane fra calciatori e Lega. I calciatori sono sensibili e non possono essere trattati alla stessa maniera, alcuni guadagnano molto poco. Io credo che sia giusto finire il campionato, se riusciamo a star dentro la metà di luglio”.

PLAYOFF – “Non sarebbe giusto, rimetteresti in lotta squadre distanti in classifica. Credo che si potrebbe giocare a porte chiuse, quando non ci saranno rischi“.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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