Fabio Capello, ex allenatore della Roma, è stato intervistato da Sky Sport e ha parlato del suo passato in giallorosso ma anche di Edin Dzeko: “Il carattere di Van Basten l’ho trovato in Ibrahimovic. Dzeko ha qualità, tecnicamente però Van Basten aveva qualcosa di più, però Dzeko è uno di quei giocatori, in questo momento, a livello di attaccante, che ha qualche cosa di simile”.
Il segreto del suo successo con la Roma?
Ho dovuto fare una rivoluzione, tutto quello che era consuetudine l’ho cancellato. Ho dovuto fare tutto completamente nuovo. Erano abituati a lavorare in una certa maniera, c’era pigrizia nello spogliatoio. Tanto per raccontare un fatto per capire come fossero abituati i giocatori: Sensi mi porta a Trigoria a vedere gli impianti, mi fa vedere le camere e non erano il massimo della vita, poi mi fa vedere quelle del settore giovanile. Dissi al presidente che la prima squadra avrebbe dormito nelle camere del settore giovanile e viceversa. Ci ritroviamo dopo la preparazione e i giocatori mi chiedono del perché non fossero più nelle vecchie camere, che secondo loro erano più comode per scendere direttamente negli spogliatoi. Ho risposto che fosse meglio andare nelle stanze nuove con l’aria condizionata. Ecco, c’era la pigrizia di fare 50 metri per andare negli spogliatoi, tanto per capire com’era la mentalità della squadra. Ho dovuto lavorare con questo e su quello che era stata la forza e il problema di Roma: le radio. Nella prima conferenza stampa dissi che avrei parlato solo con le radio nazionali, non quelle dentro al raccordo.
È vero che non hai avuto un buon rapporto con Totti?
È una leggenda metropolitana. Con Totti non ho mai avuto nessun problema, l’ho sostituito una volta contro la Juventus. Forse gli chiedevo di più, di essere meno romano, nel senso di essere meno pigro, lui poteva fare tutto e di più. Mai messo in discussione né la forza né la qualità del calciatore o il rapporto umano. Anzi se devo dire una cosa, consigliai a Totti questo: non regalare i soldi al procuratore. Gli dissi che uno come lui aveva bisogno di un commercialista o di un avvocato per fare i contratti.