TORINO – Il segno davanti alle cifre, in fondo, è lo stesso: un meno. E così è come se le perdite a bilancio causate a tutte le società calcistiche dalla pandemia di Covid-19 si fossero trasformate in temperature: decine di gradi sottozero che hanno fatto piombare il calciomercato in una sorta di era glaciale. Qualcosa si è mosso, si muove e si muoverà, ma gran parte delle operazioni è rimasta imprigionata in questa crosta di ghiaccio. Che, se non altro, ha il pregio di mantenerle ibernate e in perfetto stato, pronte per essere scongelate quando temperature e bilanci risaliranno.
POLPO IN GHIACCIO – La glaciazione ha colpito anche il mercato della Juventus. Con Kulusevski già in casa, Fabio Paratici è sfuggito alla morsa del gelo prima con lo scambio Pjanic–Arthur, poi prendendo McKennie in prestito e a breve lo farà di nuovo con l’operazione grande attaccante low cost.
Almeno tre operazioni bianconere, però, sono rimaste prigioniere del ghiaccio. A cominciare da quella per Paul Pogba. Gli almeno 100 milioni chiesti dal Manchester United avrebbero rappresentato una spesa complicata anche senza l’effetto Covid, ma la Juventus avrebbe potuto pagarne una parte e, in un mercato più vivo, sarebbe stata in grado di reperire l’altra attraverso le cessioni. La congiuntura economica ha peraltro reso proibitivo anche l’ingaggio del Polpo, così l’operazione Pogback si è appunto congelata. Come dicevamo, però, la glaciazione ha colpito l’intera Europa e nessuno pare in grado di prendere il francese. Nel frattempo Mino Raiola parla «senza alcuna fretta» del rinnovo del contratto di Pogba, in scadenza nel 2022. Senza la firma a primavera lo United dovrà abbassare il prezzo e se il clima economico sarà più mite, la Juventus potrà provare a rompere il ghiaccio e riprendersi il francese. Impossibile, salvo cessioni clamorose, che possa succedere prima.
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