LECCE – “Sono un po’ stanco di essere chiuso in casa, come tutti. Ho vissuto una Pasqua differente, in linea con le giornate che viviamo in questo periodo. La mia famiglia è in Argentina, anche se sono con mio padre che non ha fatto in tempo a ripartire quando è scoppiata l’emergenza. Ho preso da lui le orgini italiane, visto che mia nonna è siciliana”. Nehuen Paz, difensore argentino del Lecce, è intervenuto ai microfoni del sito ufficiale dei giallorossi: “Mi manca tanto il calcio, gli allenamenti, i miei compagni, il ritiro e le partite. Mi manca anche la mia famiglia e la mia fidanzata. Spero che tutto torni alla normalità presto. In casa mi alleno ogni giorno. Lavoro sulla forza e sulla corsa. Sto attento anche all’alimentazione: il nostro nutrizionista ci ha dato i consigli giusti, puntando soprattutto a carne, riso e pesce. Per il resto del tempo ascolto musica e divoro serie tv”.
“Sto benissimo a Lecce”
“A Lecce mi trovo benissimo: è una città bellissima, come mi avevano raccontato. Ho deciso di venire qui perché l’ultimo giorno di mercato mi ha chiamato Meluso e mi ha trasmesso grande fiducia: era quello di cui avevo bisogno. E’ stata una decisione importante dopo un paio di buone partite con il Bologna. Per me è un orgoglio indossare questa maglia. L’accoglienza nello spogliatoio è stata eccezionale, mi sono subito sentito a casa. Con chi ho legato di più? Forse con Bryan Vera, anche per questioni di lingua. Con la mia personalità penso di poter dare una mano alla squadra, dentro e fuori dal campo. I tifosi? Dalla prima volta che sono entrato al “Via del Mare” mi è sembrato di essere in Argentina: c’è calore e entusiasmo. A loro dico di resistere: presto torneremo nel nostro stadio, a difendere questa categoria. Venire a giocare in Italia non è stata solo una scelta, ma una fortuna: il campionato italiano resta sempre tra i top del calcio mondiale. Ho sempre guardato all’Italia con interesse, fin dai miei esordi con gli All Boys di Buenos Aires. Poi so che da Lecce sono passati tanti argentini, come Pasculli e Barbas: mio padre mi ha sempre parlato di loro”.