TORINO – Contrariamente al significato che le viene comunemente attribuito, la “prova del nove” non dà esito certo neppure in matematica. Figurarsi nel calcio e alla prima partita dopo tre mesi. L’unica certezza di quella effettuata contro il Milan da Maurizio Sarri, con Cristiano Ronaldo in posizione di “nove” a tutti gli effetti, è dunque che ne serviranno altre. Pur senza certezze, però, alcune riflessioni si possono già fare.
La prima nasce dalla decisione in sé. L’idea di Ronaldo centravanti frulla nella testa di Sarri da quando decise di accettare l’offerta bianconera. Ne parlò con l’interessato già a giugno, nel loro primo colloquio: CR7 offrì la massima disponibilità, ma precisò anche che a suo parere sarebbe stato meglio continuare a partire da sinistra. Molto meno dogmatico di quanto tanti credessero e fedele al principio, espresso nel giorno della presentazione, di voler mettere anzitutto i giocatori più talentuosi (Ronaldo in primis) nelle condizioni ideali per esprimersi, Sarri ha sempre lasciato che il fuoriclasse portoghese partisse da sinistra per poi trasformarsi in centravanti nel momento di finalizzare. Il fatto che invece venerdì Ronaldo abbia giocato da centravanti vero e proprio, ovviemente nel rispetto delle proprie caratteristiche, svariando e non facendo certo la boa in area, significa che molto probabilmente quella stessa «massima disponibilità», citata da Sarri nel post partita, l’ha espressa senza distinguo e con una convinzione che va oltre la semplice professionalità. E che è fondamentale perché l’esperimento abbia successo.