TORINO – L’età, a volte, non è altro che un numero. Freddo, come il sangue di chi ne ha viste tante e nelle serate da “dentro o fuori” dovrebbe prendere per mano gli sbarbatelli. Che dalla loro, al contrario, possono mettere sul tavolo quella provvidenziale incoscienza dettata dalla loro tenera età. Pro e contro che il palcoscenico della Champions League è destinato a confermare piuttosto che a ribaltare, mandando all’aria tutte le previsioni della vigilia. Perché l’età, appunto, non è altro che un numero. E così, a brillare nell’altrimenti tenebrosa notte di Lione, sono stati proprio il 35enne Cristiano Ronaldo ed il 20enne Matthijs De Ligt: il più anziano ed il più giovane della formazione disegnata da Maurizio Sarri.
Precoce
E se CR7 rappresenta da tre lustri la più solida garanzia su scala mondiale quando la posta in palio si fa pesante, la sfida del Groupama Stadium ha raccontato di quanto anche le prestazioni del centrale olandese sappiano far rima con certezza nelle serate introdotte dall’iconica musichetta. L’ha ribadito, in realtà, in barba ad una carta d’identità che riporta 1999 alla voce anno di nascita del difensore orange. Perché la precocità è stata ed è tuttora una delle caratteristiche più strabilianti del ragazzo di Leiderdorp. Che con l’Europa ha preso confidenza fin dalla sua prima stagione “tra i grandi” con l’Ajax, quando si è affacciato alla prima squadra in autunno per non lasciarla più. Scendendo in campo, anzi, in tutte le ultime sette gare della cavalcata dei lancieri in Europa League: dagli ottavi con il Copenhagen ai quarti contro lo Schalke, fino ai 90′ della finale col Manchester United assaporati da titolare a 17 anni appena. E compreso, naturalmente, il doppio confronto in semifinale contro il Lione: come dire, De Ligt sa già come si fa ad eliminare i transalpini. E così per Sarri sarà sempre più complicato disegnare la formazione davanti allo specchio difeso da Wojciech Szczesny. Già a partire proprio dalla gara di ritorno contro i francesi di Rudi Garcia, gara che andrà in scena all’Allianz Stadium con capitan Giorgio Chiellini che avrà tre settimane di lavoro in più nelle gambe. Con il tecnico bianconero che, al contempo, saprà – a prescindere della scelta immediata: ché Chiellini, se ce l’hai e finché ce l’hai, in campo lo metti – di poter comunque contare su un De Ligt sempre più affidabile ed a suo agio nel calcio italiano, dopo i primi fisiologici mesi di ambientamento.