TORINO – Da Crotone a Kiev, per atterrare a Torino. Magari all’Allianz Stadium. Con una maglia da titolare, persino. È la speranza cullata da Paulo Dybala, che ha una voglia matta di ritrovare l’Allianz Stadium e i suoi (pochi) tifosi dal primo minuto. Il congedo dalla casa bianconera era stato uno dei peggiori, se non il peggiore in assoluto, sportivamente parlando, visto che si trattava dell’inutile vittoria contro il Lione, un 2-1 che il 7 agosto non aveva impedito l’eliminazione della Champions League agli ottavi di finale. L’argentino si era fatto male con la Sampdoria il 26 luglio, nella fase del campionato post-lockdown. Una elongazione da cui non aveva del tutto recuperato e quell’ingresso al 26’ del secondo tempo era parsa la mossa della disperazione da parte di Maurizio Sarri, che chiedeva a uno dei suoi uomini più talentuosi di rimettere, in qualche modo, la barca in linea di galleggiamento. Quel cambio non aveva salvato la Juventus e aveva condannato Dybala a una lunga assenza, dal momento che un quarto d’ora malcontato in campo aveva trasformato l’elongazione al retto femorale sinistro in qualcosa di decisamente più serio.
DELUSIONE CALABRESE – Il numero 10 si era ripreso dal guaio a fine settembre, ma non aveva fatto i conti con una gastroenterite in ritiro con la Nazionale, che l’aveva debilitato prima del ritorno in Italia. Proprio di fronte a questo ultimo contrattempo Andrea Pirlo aveva deciso di non schierarlo a Crotone, provocando in Dybala un mal di pancia non intestinale bensì umorale. Il tecnico era stato chiaro: «Avrei voluto fargli fare qualche minuto, ma l’espulsione di Chiesa ha cambiato lo sviluppo della partita», con la conseguenza di scegliere Federico Bernardeschi, con più gamba e con una maggiore attitudine difensiva.
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