TORINO – Ieri, magari per dimenticare le amarezze che lo intristiscono quando torna ad allenarsi a Cobham incrociando inevitabilmente lo sguardo del “nemico” Frank Lampard, il buon Emerson Palmieri s’è concesso un tuffo in piscina a Danzica assieme ai compagni di Nazionale. Già, ha qualcosa di magico l’effetto che la maglia azzurra provoca su anima e corpo dell’italo-brasiliano alle prese con un’altra stagione da separato in casa o quasi nel Chelsea, “forte” di due presenze da 115 minuti complessivi in Carabao Cup. Avessi detto…
FUTURO IN BILICO – Così non stupiscono le dichiarazioni, dal sapore fortemente mercataro, rilasciate dal terzino alla Rai subito dopo lo 0-0 contro la Polonia dell’altra sera: «Qui mi sento un giocatore importante, parte di un gruppo, dal punto di vista mentale cambio completamente», ha detto. «Qui», naturalmente, nel senso della Nazionale di Roberto Mancini. E ancora: «In quest’inizio di stagione al Chelsea non sta andando come vorrei, come mi piacerebbe, però io devo solo pensare a lavorare e a fare del mio meglio quando sono in campo». S’intende, quando Lampard decide di schierarlo: mai successo nell’attuale Premier League – quattro esclusioni dalle convocazioni dicono tutto – mentre l’anno scorso le presenze di Emerson si sono fermate a quota 21 per 1524 minuti totali. Un’inezia e anche se sia nella Juventus sia nell’Inter il ragazzo non avrebbe eventualmente il posto assicurato al 100% (la concorrenza freme), di certo la vita gli sorriderebbe maggiormente. Questione di feeling con l’Italia – i trascorsi alla Roma non sono trascurabili – al punto che il trasferimento di Emerson Palmieri è parso inevitabile nelle scorse sessioni di mercato. Ma è mancato sempre qualcosa, nonostante bianconeri e nerazzurri non siano mai indifferenti all’opportunità di ingaggiare un terzino che sa giostrare da laterale a tutta fascia senza problemi.
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