TORINO – Stanno ancora ridendo tutti: da giorni. Anzi: sta ridendo sempre più gente, visto che il paese è piccolo e la gente mormora. E il mondo del calcio, spesso e volentieri, assomiglia più a un cortile da beghe goldoniane che a un pianeta abitato da magnati tutti d’un pezzo. Siccome poi la storia è quasi surreale e di mezzo ci sono il presidente più “pazzo” della serie A (Ferrero, of course) e un altro soprannominato “braccino” (Cairo, altrettanto ovviamente), il gossip alimentato da presidenti e direttori sportivi di altre società e lo sterminato chiacchiericcio dei procuratori trovano terreno fertile in quanto è successo nei giorni scorsi sull’asse Torino-Genova: a Milano, però, dove si consuma il mercato.
Il finale della storia è che, a ieri pomeriggio, a Ferrero giravano ancora tremendamente. Perché i giorni possono anche passare, ma per lui l’affronto subito rimane: una presa in giro, per non dire di peggio. «E io devo difendere l’immagine e la dignità della mia società e la serietà del sottoscritto e di chi lavora con me. E devo anche proteggere un capitale come Linetty», si è già sfogato più volte il patron blucerchiato.
Il paese è piccolo, la gente mormora e ride dandosi di gomito, guardando di sottecchi Cairo per non farsi scoprire, quando il patron granata attraversa il cortile del calciomercato: idealmente la scena sarebbe questa, se fossimo a teatro. «Hai saputo l’ultima di Urbano?». «No, dimmi». «Ferrero è arrabbiatissimo». «Ma davvero? E perché?». «Beh, dice che stavolta Cairo ha proprio esagerato, che gli ha mancato di rispetto, che le trattative non si fanno così neanche in un suk». «Davvero? Racconta, dai!». E giù a ridere, dopo. E vai col telefono senza fili, poi! Allargando il giro del pissi pissi: il gioco più praticato nei corridoi dei presidenti, dei ds, dei procuratori, degli intermediari.
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