TORINO – Il pubblico juventino è esigente per tradizione. Nel DNA bianconero insieme alla frase di Boniperti, ai gol di Platini e il cuore di Del Piero, si intreccia anche un certo snobismo. E gli otto scudetti consecutivi, un ciclo quasi innaturale nella incredibile lunghezza, hanno senza dubbio alzato il livello delle pretese in chi trova scontato vincere e ora vuole qualcosa in più. E la narrazione sul «bel gioco» di Maurizio Sarri ha probabilmente alimentato ulteriori speranze. Così adesso ci si trova davanti al paradosso di una squadra che riceve fischi nel suo stadio da prima in classifica, in piena corsa per la Champions e messa molto bene nella semifinale di Coppa Italia. A suo modo un record anche questo. D’altra parte, è innegabile che gli ultimi due mesi della Juventus abbiano dato più delusioni che gioie, rinfocolando scetticismo e preoccupazioni. Siamo nel campo dell’emotività, è vero, ma il gioco della Juventus si è fatto lento, gli errori si sono moltiplicati, un certo affanno atletico è parso trasparire dalle prestazioni, anche quelle con un risultato positivo. E questo spaventa il tifoso che vede arrivare le sfide decisive di Champions e non può pensare che possa bastare la Juventus che ha battuto il Brescia. E’ un popolo difficile, quello juventino, esigente e talvolta sormontato da una cappa di negatività, contro la quale combatteva lo stesso Allegri preparando le partite di Champions. Ma l’asticella alta è un problema di quasi tutti i grandi club, come insegna il più grande, ovvero il Real che fa mugugnare i tifosi anche quando vince la Liga (citofonare Capello).
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Fischi da primato: “Juve, serve di più”
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