Parola a Federico Bernardeschi.
L’epidemia Coronavirus, in queste settimane, ha delineato un quadro sanitario estremamente complesso in tutta Europa e, in particolare, in Italia, dove continuano a registrarsi dati drammatici, in termini di soggetti contagiati e deceduti. Il Governo , al fine di contrastare l’ulteriore diffusione del Covid-19, ha adottato rigidi provvedimenti volti ad evitare assembramenti e a ridurre al minimo i contatti sociali. I provvedimenti istituzionali hanno avuto importanti ripercussioni anche sul mondo dello sport, dove le attività agonistiche sono state bloccate fino a data da destinarsi nel pieno rispetto delle norme ministeriali. Una contromisura rigorosa ma necessaria che ha messo un punto di domanda sulle sorti dei campionati.
Titubante su una possibile ripresa in tempi brevi ma deciso ad invitare tutti a rimanere a casa, il classe ’94, protagonista del consueto appuntamento ‘A Casa con la Juve’ – breve format di mezz’ora sul canale YouTube del club bianconero -, ha raccontato la sua quarantena, tra sogni, allenamenti casalinghi e obiettivi futuri: “Sto bene, ma sono sofferente un po’ come tutti perché siamo lontani da ciò che facevamo ogni giorno. Stare a casa però è giusto e bisogna farlo, quindi cerchiamo di goderci questi momenti con le nostre famiglie. Poi un po’ di allenamento fa bene, aiuta anche a non pensare. Più ci si allena e più lo si vuole fare, è un buon passatempo per questi giorni”.
Il ricordo di Juventus-Atletico Madrid: “Io sentivo quel ‘dai Fede’. È stata davvero una cosa che mi ha trascinato, veniva da tutto l’ambiente, poi è andata com’è andata col passaggio del turno”.
Le emozioni più forti al di fuori del campo: “Ho danzato con i Masai, ho fatto il safari in Africa ed è stato un momento toccante. Mi hanno portato dentro la loro cultura ed è stato bellissimo per quanto mi riguarda. Ho pianto di gioia quando è nata mia figlia, quell’emozione è talmente grande che faccio fatica anche quasi ad esprimerla, mi viene ancora la commozione se ne parlo. Sentirla piangere mi ha aperto tutto il cuore. Sicuramente è stata l’emozione più forte di tutta la vita”.
Idoli e modelli da seguire: “Avrei voluto giocare con Boniperti, Baggio e Zidane. Con chi avrei preso un caffè? Direi con Nelson Mandela, Roger Federer (perché per me è una leggenda per stile, eleganza, umanità e ciò che fa non solo sul piano sportivo), Angelina Jolie, Jimi Hendrix, i Nirvana, Maria De Filippi, Roberto Benigni e come leggende della Juve direi Gianni Agnelli”, ha concluso Bernardeschi.