TORINO – «Guardiola? Sarebbe un’eresia dire che non si pensa a un allenatore come lui, ma in questa fase è felice dov’è e queste sono considerazioni che si devono fare sempre, nel caso di un giocatore, di un allenatore. Se si è felici, difficilmente si va altrove. Allo stesso modo, con Sarri noi siamo molto contenti e non abbiamo intenzione di modificare la situazione: abbiamo impostato il lavoro con lui su 2/3 anni, perché la forza di un’idea sta nella sua prosecuzione nel tempo». Agnelli chiude ogni discorso su Pep, insomma. E, in qualche modo, confermato quello che Tuttosport ha sempre scritto: la Juventus pensò a Guardiola nella scorsa primavera (verso marzo/aprile), ma incassò un garbato «no grazie, non lascio il City» e tutto finì lì, con la scelta decisa su Sarri. E il mercato. Agnelli rimanda tutto a Paratici: «Il mio obiettivo è dare a chi lavora sul mercato la “capacità di fuoco” per operare. Poi, le decisioni sono di chi se ne occupa; io ovviamente partecipo, ma è giusto che la responsabilità in questo senso sia di Paratici. Sotto esame? No: è un grandissimo dirigente, lo ha dimostrato e lo dimostra. L’unica differenza è che prima non era sotto i riflettori, mentre adesso lo è. Bisogna valutare il percorso di un dirigente come Fabio e ricordare che noi ragioniamo per cicli triennali: lui ha iniziato nel 2018 in questa posizione, e questo ciclo si concluderà nel 2021». Però Agnelli garantisce: «Altri Ronaldo? La Juventus ha sempre operato per alzare il livello della competività sportiva fin dai tempo di Platini e Zidane, acquisti per migliorare. Ronaldo è stato il primo sul quale abbiamo unito riflessioni sportive e commerciali per valutare la fattibilità dell’operazione, che finora ha avuto effetti molto benefici sui due fronti».
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