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Juve, tagli di ingaggio? Boniperti era un esperto

Mentre il mondo del calcio italiano tratta sull’annosa questione del taglio degli ingaggi, la Juventus ha già tagliato. Chissà, forse è una questione di dna bonipertiano, visto che le trattative con il presidentissimo, quando le cose non andavano bene, erano sempre molto dure. Ora, il Covid19 non è certo colpa dei giocatori della Juventus, come lo poteva essere il perdere uno scudetto all’ultima giornata, ma Boniperti, di taglia, era un esperto.

Nell’estate del 1976, per esempio, la fotografia era lì sulla scrivania, pronta a essere alzata. «Non è una leggenda », conferma ridendo Beppe Furino. «Boniperti ci aspettava come al solito per rinnovare il contratto nel suo ufficio di Villar Perosa e se qualcuno chiedeva l’aumento, saltava fuori la foto di Perugia. Così fra il serio e l’ironico, il presidente chiedeva: tu c’eri qui? E mi chiedi l’aumento?». Perugia, 16 maggio 1976, la Juventus perde per 1-0 e il gol di Curi consente al Torino, che al Comunale pareggia 1-1 con il Cesena, di vincere lo scudetto in volata. La sconfitta brucia e Boniperti la rinfaccia nel momento cruciale dell’estate, quello in cui riceveva i giocatori nel suo ufficio di Villar Perosa e proponeva loro il nuovo contratto. Annuale, s’intende, perché nella lunga era “Pre-Bosman”, ovvero quando esisteva il regime di vincolo, il cartellino dei giocatori era in mano alla società e basta. O il giocatore accettava la proposta del club o stava fermo. E lo stesso valeva con i trasferimenti di mercato, nei quali tecnicamente non serviva il beneplacito dei giocatori. L’estremo opposto di quello che succede oggi con lo strapotere dei procuratori. E nell’estate del 1976 i procuratori non avevano meno potere, ma non esistevano proprio del tutto. Boniperti incontra direttamente gli uomini della sua rosa. Uno per volta. E tratta. E’ notoriamente un osso duro e sa sfruttare le circostanze a suo vantaggio. «Ma in realtà quella foto di Perugia racchiudeva in sè un altro messaggio, forse più importante dell’ingaggio in sè per sè», spiega ancora Furino: «La Juventus, allora come oggi, partiva sempre per vincere lo scudetto. Se non lo vinceva bisognava ragionare e analizzare bene la cosa. Mostrarci quella foto significava dirci: voi siete nati per vin- cere e non si può derogare da questo destino». Juventinismo allo stato puro.

Oltretutto, al di là del colore, pare che Boniperti fosse sempre attentissimo a ripagare la professionalità e l’impegno dei suoi giocatori: un osso duro, ma non un “braccino”. E poi c’era chi, sempre secondo la leggenda, era più bravo di altri a strappare qualcosa in più. Pare, per esempio, che Dino Zoff fosse in grado, con la sua calma marmorea, di reggere l’impatto negoziale del più frenetico Boniperti. «Ma cosa succedeva nel segreto di quella stanza alla fine lo sapevano solo il presidente e il giocatore. Anche se era noto che Boniperti avesse delle tabelle e più o meno si attenesse a quelle per non fare figli e figliastri».


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a


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