TORINO – I tifosi tifosi vogliono anche bene a Longo: l’han visto crescere. Ma questo non può cancellare quel senso di delusione e di preoccupazione crescente che si è di nuovo innestato. A febbraio, si sognava la svolta con un figlio del vivaio al comando: e furono 3 sconfitte senza pietà contro Samp, Milan e Napoli. Alla ripresa del campionato, adesso, 2 botte di fila (Cagliari e Lazio), dopo il confortante pareggio col Parma (che ai punti poteva essere una vittoria) e un successo salvifico sull’Udinese, ma utilizzando nella ripresa una tattica da resistenza disperata nel castello assediato. L’altro ieri, contro la Lazio, il Toro è stato devastato non solo in diretta, ma anche a posteriori, in tutti i macro-dati poi diffusi dalla Lega di A: possesso palla, tiri in porta (solo il rigore di Belotti contro 6), tiri totali (2 a 12!), occasioni da gol (una contro 8), corner (2 a 8). Per non parlare delle ripartenze da recupero: addirittura 26 per la Lazio contro le misere 6 dei granata. E poi le enormi distanze sul piano atletico, sulla brillantezza e sul passo.
Il baricentro è tanto, troppo basso. Anche in società. Tratteggiare un Cairo pubblicamente deluso e intimamente agitato è un gioco da ragazzi, al di là delle sue cicliche dichiarazioni pseudo-motivazionali. E si sa anche che il Torino, prima della ripresa, si era già portato avanti nel lavoro. Si ripensi alle voci su Giampaolo, soprattutto. Certo, Vagnati ha smentito. Ma se il Toro dovesse salvarsi andando avanti così, quindi più che altro ringraziando le sconfitte delle squadre alle terga, al tecnico granata non sarebbe certo proposto un prolungamento. Questo Toro di oggi appare di nuovo troppo vanamente remissivo: o in partenza, come a Cagliari, o a gioco lungo, una volta in vantaggio (Lazio). E con partite ogni 3 giorni, il trend diventa subito più significativo e preoccupante: non solo perché sabato chissà la Juve, ma perché mercoledì il Toro ospiterà il Brescia e dovrà vincere e solo vincere. E per vincere bisogna creare occasioni, essere tonici, liberi mentalmente, feroci, efficaci e tambureggianti e pure brillanti in qualche individualità. Oddio.