TORINO – Alvaro Morata voleva la Juventus a tutti i costi. Accarezzava il ritorno a Torino da almeno un mese e mezzo, quando per la prima volta c’erano stati dei sondaggi da parte del club, nella prima grande ricognizione di Fabio Paratici. Il problema, in quel momento, era la formula che l’Atletico Madrid cercava di utilizzare: cessione a titolo definitivo (per 50 milioni) o prestito con obbligo di riscatto nella prossima stagione (alle stesse cifre). Una modalità inaccettabile per la Juventus che non può appesantire il bilancio 2020-21 (vedi lettera agli azionisti di Agnelli a pagina 2).
Così l’affare era rimasto congelato e la Juventus si era mossa su altre piste, fino a concludere l’affare Dzeko, che tra giovedì e venerdì della scorsa settimana era virtualmente un giocatore bianconero con tanto di contratto pronto, accordo con la Roma fissato al centesimo e macchina della società pronta a prelevarlo dal ritiro di Verona sabato pomeriggio, non appena fosse arrivato il via libera dei giallorossi. La Roma aspettava di chiudere l’accordo per Milik, volato proprio sabato in Svizzera per effettuare accurati controlli medici voluti dal presidente Dan Friedkin. Tra venerdì e sabato, mentre Paratici aspettava solo l’ultimo ok dall’amministratore delegato Guido Fienga, ha ricevuto la telefonata dell’agente di Morata che gli comunicava che l’Atletico avrebbe accettato una formula più morbida, senza obbligo di riscatto e con una lunga dilazione del pagamento (ironia della sorte perché nel frattempo Luis Suarez aveva raggiunto un accordo per raggiungere Diego Simeone).
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