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Bisognerebbe cominciare chiedendo un parere al pallone. In fondo, è lui il protagonista. E almeno questa cosa non cambia. Nel calcio che verrà, dal 20 giugno se parliamo di campionato, dal 12 o dal 13 se tiriamo in ballo la Coppa Italia, si sentirà di più il suo suono, i suoi rimbalzi, il suo primato. Sono io il protagonista, potrà dire narcisisticamente. Ma la verità è che il rumore, la gente, il disordine dello stadio, mancheranno pure al pallone. Evidentemente anche le vie del calcio sono infinite e allora bisogna starci, non ci sono alternative. E così un posto generalmente frequentato da 30mila persone (e ci teniamo bassi), ne ospiterà 300, non uno di più. Cento volte di meno. Zero spettatori. Numeri che fanno male. Anche se le cifre tragiche del virus, ricordiamocelo sempre, sono altre.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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