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Pagliuca: “Mi mancano calcio e tennis. E ci sono tre partite che vorrei rigiocare…”

Di Federico Mariani

Molti affermano che le migliori qualità da trovare in un portiere siano la sicurezza e l’affidabilità. Gianluca Pagliuca ha incarnato perfettamente entrambe le virtù. Da giovanissimo seguiva con interesse le prodezze di Dino Zoff, apprendendo l’arte della cura maniacale dietro ogni gesto tecnico. Poi ha scritto la storia del calcio nostrano da protagonista, vincendo uno scudetto, una Coppa delle Coppe, tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana con la Sampdoria e una Coppa Uefa vestendo la casacca dell’Inter. Poi il passaggio al Bologna, trascinando i rossoblù a suon di prodezze verso risultati eccezionali. L’ex portiere, vice campione al Mondiale di USA 1994, si racconta ai nostri microfoni.

Gianluca, come sta trascorrendo le sue giornate?

“Sono a casa come tutti. Sto cercando di fare qualche esercizio con una ‘palestrina’ tra le mura domestiche. Mi tengo allenato e cerco di divertirmi in qualche modo”.

Cosa le pesa maggiormente non poter fare?

“Mi pesa non poter fare un giro liberamente, ma mi mancano anche il calcio, il basket e il tennis. È un disastro in generale. È un disastro per chi ha attività di vario tipo. Questo virus sta uccidendo i sogni di tutti, anche dei bambini che non riescono a giocare. Non avrei augurato una situazione simile nemmeno al mio peggior nemico. Forse, quando l’epidemia è scoppiata in Cina a dicembre, se chi ci governa fosse stato più accorto all’inizio, in Italia e in particolare in Lombardia non si sarebbe arrivati su questi livelli. Poi coi ‘se’ e coi ‘ma’ non ci si fa molto. Inizialmente però la questione è stata snobbata. Io avevo già paura a gennaio. Inoltre sono mancati alcuni amici. Questo mi ha inevitabilmente toccato molto da vicino”.

Che idea si è fatto della situazione del calcio italiano? Secondo lei è giusto riprendere?

“Secondo me ovviamente le società spingono per giocare, anche se attualmente è molto rischioso. Credo che se per un anno non si dovesse giocare e non si assegnasse lo scudetto, non succederebbe nulla di male. Pensiamo agli atleti. Lo dico da animale di sport. È morta troppa gente. Dobbiamo metterci una mano sulla coscienza”.

Lei è il preparatore dei portieri delle giovanili del Bologna, compresa anche la Primavera. Come sta gestendo questa situazione nel suo rapporto con i ragazzi?

“Facciamo delle chat in cui organizziamo gli allenamenti di gruppo virtuali. Si cerca di tenere allenati i ragazzi, anche se le sedute non sono paragonabili a quelle sul campo. Inoltre il settore giovanile non riprenderà fino a data da destinarsi, verosimilmente tra agosto e settembre. Certo loro hanno la Play Station per divertirsi nel tempo libero, ma cerco di lasciarli davanti alla televisione il meno possibile. Ovviamente parliamo anche della situazione, ma senza soffermarci troppo. A volte abbiamo a che fare con ragazzi di 14 anni. Sono lontani da casa e sono preoccupati per i loro cari. È nostro compito cercare di tranquillizzarli”.

A Bologna ha ritrovato Sinisa Mihajlovic, uno che in carriera l’ha sempre impegnata particolarmente sui calci piazzati. Avete mai parlato delle vostre sfide?

“No, anche perché ho incontrato poche volte Sinisa e abbiamo parlato di altri argomenti. Comunque tra noi c’è un buonissimo rapporto di amicizia e una grandissima stima reciproca. È sempre un piacere rivederlo, anche perché ha passato un momento difficile. Ha una grandissima forza d’animo. In questo periodo deve stare attento anche lui. È più a rischio, dato quello che ha avuto. Vuole tornare il prima possibile e secondo me, se si riprendesse, vorrebbe essere già in panchina. Ancora non si sa se riprenderanno le partite, ma lui farà di tutto per esserci”.

Negli ultimi anni il ruolo del portiere ha subito molti cambiamenti. Da ex estremo difensore e da preparatore, come giudica questa richiesta di una discreta tecnica anche nell’impostazione del gioco?

“Ho cominciato a giocare con le vecchie regole, mi sono adattato alle novità. Ho attraversato qualche difficoltà inizialmente. Ora la priorità è saper usare i piedi. Il portiere ha un nuovo compito: deve saper avviare l’azione e comandare la difesa. Secondo me è più divertente in questo modo: si accelera maggiormente il gioco, evitando perdite di tempo. È la soluzione migliore”.

Lei ha vinto tanto giocando moltissimi incontri di alto livello. Quale partita le è rimasta nel cuore?

“È difficile scegliere perché è un elenco lungo… Sono tante le partite che ricordo con piacere. Però, dovendone indicare una sola, non credo che ce ne sia una in grado di raggiungere la gioia immensa di Inter-Sampdoria nell’anno dello scudetto dei blucerchiati. Quella volta parai un rigore a Matthaus e vincemmo a San Siro. Poi subito dietro ci metto la finale di Coppa Uefa vinta con l’Inter contro la Lazio”.

E invece quale partita rigiocherebbe per cambiare il risultato finale?

“Ce ne sono tre: la finale Mondiale nel 1994, la finale di Coppa dei Campioni nel 1992 e lo spareggio salvezza contro il Parma nel 2005. Ragionandoci bene, però, penso che la finale del campionato del mondo fosse già un grande risultato di per sé. Lo stesso vale per la Champions. Lo spareggio resta invece una ferita aperta. È stato molto brutto retrocedere con la maglia del Bologna. E pensare che eravamo arrivati a Pasqua da settimi in classifica. In due mesi abbiamo fatto 4 punti. Adesso ti salvi a quota 36. Noi siamo retrocessi con 42 punti…”.

Lei ha giocato in squadre che hanno lasciato un segno importante nelle rispettive storie societarie: dalla Sampdoria scudettata all’Inter vincitrice in Europa e al Bologna del settimo posto nel 2002. C’erano punti in comune tra i vari gruppi?

“Non credo, c’erano mentalità diverse. Alla Samp il gruppo si era consolidato negli anni e si verificavano pochi cambiamenti. Ogni anno arrivavano al massimo 2 o 3 giocatori nuovi perché avevamo l’idea di migliorare gradualmente. All’Inter, invece, c’era più pressione e bisognava vincere subito. Anche se si arrivava in zona Uefa la stagione non era considerata del tutto positiva. Si pretendeva il massimo perché non era ammesso un risultato diverso dalla vittoria. Invece, il Bologna somigliava alla Samp. Non si doveva lottare per vincere, ma si lavorava per migliorare anno dopo anno. E siamo riusciti a disputare ottimi campionati”.

C’è stata qualche squadra tra quelle in cui ha giocato che avrebbe potuto raccogliere molto di più?

“Nell’Inter di Ronaldo avremmo potuto vincere lo scudetto, ma non ci siamo riusciti e non solo per colpe nostre… Però non ho rimpianti. Porto con me il ricordo di un gruppo straordinario”.

Cosa voleva dire essere tra i cardini di spogliatoi così importanti?

“Erano gruppi molto professionali. Certo, non mancavano i momenti di divertimento. Alla Sampdoria i punti di riferimento erano Vialli e Mancini, mentre all’Inter lo ‘Zio’ Bergomi e Ronaldo, oltre a me perché ero tra i senatori”.

E chi era il re degli scherzi?

“Difficile trovarne uno in particolare. Sicuramente era pericoloso Vialli (ride ndr.): a volte ti tagliava calze e mutande negli spogliatoi. Dovevi stare attento con lui”.

Tra i tanti campioni sfidati sul campo, ce n’era uno che era la sua bestia nera?

“Non direi di aver avuto una vera e propria bestia nera. Certo, come altri portieri soffrivo Batistuta. Era veloce, tecnico e disponeva di un tiro molto difficile da controllare. Un attaccante davvero completo”.

Lei si è definito un animale di sport. Quali discipline segue con maggior interesse oltre al calcio?

“Seguo il basket e sono tifosissimo della Virtus Bologna. Eravamo primi in classifica. Per me l’annullamento del campionato è stata una mazzata, ma è stata una cosa giusta, anche se quest’anno avevamo una squadra fortissima. Mi piace moltissimo anche il tennis, dato che sono un grande tifoso di Rafa Nadal, pur avendo tanta stima per Novak Djokovic e Roger Federer. E poi a proposito di calcio, seguo molto anche la Premier League. La mia squadra preferita tra le inglesi è l’Aston Villa. Insomma di solito passo venerdì, sabato e domenica davanti alla TV, ma in questo momento ci sono altre priorità”.


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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