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Pirlo ha cancellato Sarri e salutato Higuain

Poche parole, molti significati. Andrea Pirlo è riuscito a mandare messaggi precisi. Il primo rimbomba in quasi tutte le sue risposte, nelle quali viene citato il recupero di valori che, evidentemente, tecnico e società ritengono siano stati perso nel corse dell’ultima stagione. Lo «spirito di sacrificio» e la «voglia di aiutarsi l’un l’altro». Non sono concetti astratti, ma trovano una precisa applicazione in campo, perché semplificando qualsiasi elucubrazione tattica, il «calcio europeo» citato anche da Pirlo altro non è che un calcio nel quale tutti, campioni compresi, corrono un po’ di più in fase di non possesso per recuperare il pallone. Nella Juventus di Conte era fondamentale il contributo degli attaccanti nel pressing ai portatori di palla avversari, così come la disponibilità dei centrocampisti a percorrere metri che, in teoria, non spettavano loro per dare una mano al compagno in difficoltà. Questo atteggiamento rende possibile il tipo di gioco che ha in mente Pirlo, che poi è il gioco che con varie declinazioni e sfumature filosofiche è il gioco che consente di avere successo in Europa. Nel riassumere la finale di Lisbona, Pirlo dice: «Se non hai voglia di correre, di buttarti negli spazi e di scarificarti per la squadra, in Champions fai fatica».

Ma per raggiungere questo obiettivo ci vuole l’adesione dell’intera squadra, quindi bisogna conquistarsi la disponibilità di tutti. Evidentemente Sarri non ce l’aveva fatta: modi, dialettica, approccio non erano riusciti a convincere il gruppo e il suo progetto è rimasto barzotto, rattoppato dai compromessi, necessari a raggiungere l’obiettivo, comunque importante, comunque storico, del nono titolo consecutivo.

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