TORINO – Rambo è tornato, ma fino a sabato pomeriggio non si era rifugiato chissà dove. Piuttosto, aveva dovuto fronteggiare due ostacoli non da poco lungo la strada che conduce alla conquista del pianeta Juventus: una condizione fisica non esattamente al top, a maggior ragione per chi all’infermeria s’è spesso abbonato negli anni scorsi, e la necessità di comprendere a fondo le differenze tra il calcio inglese e quello di casa nostra. Ramsey s’è messo a studiare, come se dovesse dare un esame delicato nel percorso verso la discussione della tesi di laurea. Titolo ideale del corso: Teoria e tecnica del “linguaggio” italiano. Ecco, l’allievo Aaron all’università di Ferrara non ha sostenuto un esame da trenta e lode, però non è detto che il traguardo sia così lontano.
Nell’ateneo emiliano il gallese è stato uno dei migliori. E siccome Sarri non è abituato ad avere atteggiamenti “alla Tafazzi”, è assai improbabile che d’ora in avanti riproponga l’ex Arsenal sulla trequarti. Ramsey non è uomo da ultimo passaggio, o comunque per essere tale dovrebbe assumere caratteristiche del tutto antitetiche alla sua essenza di centrocampista box to box abituato a correre, ad inserirsi, a far gol, ma anche a sobbarcarsi una fase difensiva in cui sporcare le linee di passaggio altrui non è missione slegata dalle sue corde. «E’ la posizione in cui mi esprimo meglio», ha ripetuto nel post Spal sul suo ruolo di interno.