Tanto fenomenale quanto sfortunato. Quello di Fernando Redondo è un talento che non si vede spesso su un campo di calcio. L’argentino ha dispensato giocate da applausi al Real Madrid per negli anni Novanta, ma poi quando è arrivato in Italia, alla corte del Milan, non è riuscito ad esprimersi al meglio. Colpa di un infortunio che ha lasciato il segno e che lo ha costretto a un finale di carriera certamente non degno di quello che aveva fatto fino a quel momento. I suoi ricordi rossoneri, dunque, sono abbastanza agrodolci. E quelli riportati da Marca spiegano perfettamente come è andata quell’avventura.
BERLUSCONI – A partire dalla decisione del Real di cederlo. Un brutto colpo, mitigato dalla consapevolezza di essere ricercato dal grande Milan. “Florentino Perez aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe preso Figo, che costava molti soldi. E il Milan per me offriva 18 milioni di euro, era una bella cifra per un calciatore di 31 anni. E quindi il club mi ha detto che la avrebbero accettata. Mi ha colpito un po’ nell’orgoglio che il Real abbia voluto vendermi. D’altra parte però si parlava del Milan e c’era Berlusconi che mi chiamava personalmente affinchè diventassi rossonero”. A proposito di Berlusconi, Redondo racconta anche delle classiche visite presidenziali… “A Milanello ci allenavamo e di colpo arrivavano macchine con i vetri oscurati, un elicottero… Era Berlusconi, che scendeva, ci salutava e ci faceva una specie di discorso tecnico”.
INFORTUNIO – Per lui però il campo resta una chimera. Colpa di un infortunio gravissimo. “Sono arrivato al Milan e il sistema di allenamento era diverso, con molto carico fisico e molto lavoro di forza. Non ho detto niente, un po’ per orgoglio, ma muscolarmente ero morto. E mi sono rotto i legamenti del ginocchio destro, non ho potuto giocare neanche una partita per due anni. Pensa, andare al Milan e poter esordire solo due anni dopo. Una pazzia”. Per recuperare, la terapia è pesante e pericolosa. Serve a far…dimenticare al corpo il dolore, ma è un calvario. “Mi portavano dal chirurgo, mi mettevano la gamba di dietro, mi toglievano il sangue con un laccio e mi somministravano farmaci. Il rischio è che finissero al cuore, poteva essere un problema”. Alla fine, per lui, appena 33 partite in quattro anni al Milan e poi il ritiro. Nonostante uno scudetto e una Champions (non da protagonista), davvero un peccato, anche per il calcio italiano.