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Schillaci, eroe della gente comune: “Piaccio ai tifosi perché sono uno vero”

Un mito del calcio tricolore, punto e basta. Questo, a distanza di trent’anni dai mondiali casalinghi, è Totò Schillaci. Il protagonista assoluto di Italia ’90 è rimasto nella memoria di tutti, non solo dei tifosi italiani. E non è dunque troppo una sorpresa pensare che il Daily Mail, in occasione dell’anniversario di quel torneo, decida di intervistarlo. E Totò rimane fedele a se stesso: schietto, onesto e sempre con quello sguardo sognante che tre decenni fa ha fatto innamorare il mondo.

STELLA – Un mondiale che lo ha reso una celebrità assoluta. E il tempo non cancella quei giorni. “Anche dopo tutto questo tempo, la mia popolarità non è diminuita, persino con i tifosi più giovani, che possono andare a vedermi su internet. Quando giro per il mondo sento l’affetto delle persone: autografi, foto, Totò qui, Totò lì. E se mi amano non è soltanto per quello che ho fatto in campo, ma anche per come sono fuori. C’è chi è un giocatore di classe mondiale ma è anche uno stronzo, io sono entrato nel cuore dei tifosi italiani per come mi sono comportato. Ho sempre tempo per la gente comune, perchè sono uno di loro. Non sono finto. Con Schillaci i tifosi sanno che è uno vero, che avranno quello che vedono. E gli piaccio proprio per questo”.

CALCIO INGLESE E MODERNO – Come sarebbe andato Schillaci in Inghilterra? Chissà, ma Totò avrebbe apprezzato l’ambiente. “Adoro il calcio inglese, mi sarebbe piaciuto giocare in Premier League. Mi piace l’Arsenal perchè conosco Wenger e ho sempre ammirato il modo in cui faceva giocare le sue squadre. Amo la Premier, perchè i calciatori quando subiscono i falli si alzano e basta. Non è come in Italia dove vanno tutti attorno all’arbitro. E le squadre giocano alla morte anche se stanno perdendo 4-0”. Più in generale, il calcio moderno forse lo avrebbe favorito. “Se giocassi oggi, segnerei parecchi gol in più. Ai miei tempi ti marcavano a uomo, ti seguivano per 90 minuti, ti prendevano a calci. Ora è tutto più semplice, le squadre giocano con la difesa alta e per me sarebbe un vantaggio, sfrutterei la mia velocità”.

FAMA – L’unico lato negativo della medaglia, le difficoltà nella gestione della fama. “Se le cose sono state mentalmente difficili dopo il Mondiale? Certo. Un anno prima, quando sono andato alla Juventus, arrivavo dal Messina, in Serie B, e nessuno sapeva chi fossi. E all’improvviso ero famoso. Non me lo sarei mai aspettato, se qualcuno me l’avesse detto gli avrei riso in faccia. E ci sono momenti in cui mi sono fermato e mi sono chiesto ‘ma sta succedendo davvero?’. La pressione diventa incredibile, inimmaginabile. E non ero abituato”. Ma comunque, visto l’amore che ancora riceve tutt’oggi, difficile dire che Totò abbia perso il suo appeal…


Fonte: http://www.gazzetta.it/rss/serie-a.xml


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