Massimo Taibi sui campi da calcio è diventato grande e si è tolto parecchie soddisfazioni. 292 apparizioni in Serie A con, tra l’altro, un gol all’attivo e non è da tutti i portieri, anzi da pochissimi eletti. Sabato alle 20.45 ci sarà Torino-Atalanta e Taibi, oggi direttore sportivo della Reggina, corazzata del girone C di Serie C, conosce benissimo entrambe le realtà. Con i granata ha colto la meravigliosa promozione del 2005/2006, mentre con l’Atalanta ha giocato quasi 140 gare, suddivise tra Serie A e Serie B, in quattro stagioni.
Buongiorno direttore Taibi, partiamo dall’attesissima gara del “Grande Torino” tra i granata e l’Atalanta. Cosa dobbiamo attenderci?
“Torino e Atalanta sono due squadre indubbiamente molto forti. La Dea ha qualcosa in più, nonostante la sconfitta contro la Spal. Credo che saranno 90 minuti avvincenti. Di una cosa sono sicuro: a nessuna delle due formazioni serve il pari dopo i risultati negativi dell’ultima uscita. Mi aspetto, perciò, una gara giocata a viso aperto”.
Parlando di Torino, si aspettava qualcosa in più dalla prima metà della stagione granata?
“Non mi sta deludendo il campionato del Torino, anzi lo definirei buono, nonostante il k.o. di Reggio Emilia. È comunque a ridosso dell’Eurozona ed è in linea con quanto raccolto nel passato torneo. La differenza sostanziale è che l’anno scorso tutto sembrava filare al meglio, mentre adesso sono emersi svariati problemi. È chiaro che i tifosi hanno il dovere di ambire sempre a qualcosa in più, ma non bisogna mai perdere di vista gli sforzi compiuti da Cairo nel corso degli anni. E poi in Serie A ogni match è molto complicato, quindi anche una sconfitta a Reggio Emilia con il Sassuolo, analizzandola, la si può capire, perché gli emiliani, soprattutto in casa, sono molto forti e prima di sabato scorso avevano raccolto meno di quanto meritassero”.
Considerato il suo giudizio tutto sommato positivo sulla stagione del Torino, quali possono essere realmente gli obiettivi dei granata tra Coppa Italia e campionato?
“Come detto, è a ridosso dell’Europa e sono convinto che alla fine potrà qualificarsi per l’Europa League, perché ha tutti i mezzi a disposizione. Il discorso è più complicato, a mio giudizio, per la Coppa Italia. Fino a qualche anno fa era snobbata dalle big della Serie A, ora invece è stata rivalutata. Non sarà semplice, perciò, ritagliarsi uno spazio, ma il Torino ha il merito di essere ai quarti di finale e quindi è giusto che ci provi”.
Essendo stato un grande portiere, non posso che chiederle una battuta su Salvatore Sirigu, uno dei migliori, se non il migliore, della stagione del Torino.
“Salvatore è da svariati anni che sta giocando a livelli straordinari. L’esperienza in Francia al PSG in una grandissima società gli ha permesso di alzare ulteriormente l’asticella. È un portiere che ha saputo emergere in un movimento di qualità come quello italiano. Sirigu oggi è indubbiamente uno dei migliori portieri d’Italia”.
A tal proposito chi sceglierebbe tra lui e Gianluigi Donnarumma al prossimo Campionato Europeo?
“Chiunque sceglierà Mancini non sbaglierà, perché sono due grandissimi portieri. Donnarumma è il futuro assicurato, ma ha già un ottimo presente. Sirigu ha dalla sua l’esperienza e poi è reduce da due stagioni superlative a Torino”.
Altro azzurro è Andrea Belotti. Lei che ha sfidato da vicino tantissimi attaccanti in che categoria inserirebbe il “Gallo”?
“Si tratta di un attaccante moderno, perché è completo. È riduttivo definirlo bomber d’area di rigore. È cinico al punto giusto e sa sacrificarsi come pochi per la squadra. È uno dei giocatori più importanti che ci sono in circolazione. Nel suo ruolo è sicuramente un top in Italia e non solo”.
Da un attaccante ad un altro. Nicola Rauti concluderà la stagione al Monza nel girone A di Serie C. Scelta condivisibile?
“Rauti ha fatto la scelta giusta. Non soltanto è andato in Serie C, un campionato molto formativo, ma al Monza, una società che sta vincendo a mani basse il girone A. A Monza ci sono straordinari conoscitori del calcio, su tutti Galliani, e quindi credo che per Rauti saranno mesi importanti”.
Le abbiamo chiesto di Rauti non a caso, visto che lei conosce molto bene le dinamiche dei tre gironi di Serie C. A riguardo, è meglio giocare nella terza serie del calcio italiano o in Primavera per un giovane?
“Penso che giocare in Serie C sia un banco di prova nettamente più provante rispetto ad un campionato Primavera. Ritengo la Primavera un torneo non formativo, perché la maggior parte dei ragazzi che dopo due anni escono e si affacciano sul mondo dei professionisti faticano, e non poco. Credo che anche la Serie D sia meglio della Primavera. La C, poi, è un campionato di alto livello nel quale i giovani possono completare nel migliore dei modi la loro formazione, allenandosi e sfidando giocatori navigati e dalla grande esperienza”.
Infine, concludiamo con un momento amarcord. Che ricordo ha dell’esperienza in maglia granata?
“Ho vissuto un anno particolare, il primo di Cairo presidente. Siamo partiti a settembre dopo rispetto a tutte le altre squadre. Eppure raggiungemmo la promozione. Ho avuto la fortuna e il privilegio di toccare con mano la passione dell’ambiente granata. I 60mila tifosi contro il Mantova restano un qualcosa di indimenticabile. Torino è una città splendida nella quale ho ancora tanti amici, merito di un’esperienza meravigliosa in maglia granata. Non sarei andato via, ma purtroppo le dinamiche del mercato, che oggi da direttore sportivo capisco meglio, mi portarono altrove”.