ROMA – A vent’anni dallo scudetto del 2000, prende parola anche Igli Tare in un’intervista esclusiva a La Repubblica. Tra passato e presente, le parole del diesse laziale: “Stavo vedendo la partita nelle mia casa di Kaiserslautern, ero con un gruppo di amici. La partita della Lazio era finita, a Perugia in quel nubifragio sembrava non finire mai, poi fu scudetto. Noi ci siamo, proveremo a vincerlo anche noi se la Serie A dovesse riprendere, altrimenti ci proveremo il prossimo anno. Non ci fermeremo qui”.
Sulla ripresa: “Chi dice che vogliamo riprendere per interessi personali non capisce niente. Ci sono ancora 36 punti in ballo e la Lazio non è così sciocca. Il calcio dà da vivere a 370mila persone, se si ferma sarà un fallimento per tanti, un disastro sociale. Fermarsi adesso vorrebbe dire, quasi sicuramente, non farlo nemmeno a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti”.
Su Spadafora: “Non posso pensare che i suoi errori siano fatti di proposito, sarebbe da irresponsabili. Ma di certo in altri paesi stanno aiutando il calcio, penso a Germania, Spagna, Inghilterra. In Italia ed in Francia non è così. Penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club, evitiamo un’estate nei tribunali anche noi. Il protocollo sanitario tedesco è senza dubbio il migliore”.
Su Lotito: “Viene percepito male ed è anche colpa di chi descrive la realtà in maniera superficiale. Lotito è un uomo coraggioso e deciso. Mi ha sempre appoggiato. Mi diede due ore per decidere se volessi diventare il direttore sportivo della Lazio, io gli dissi che ero solo un calciatore, ma nel cuore avevo già deciso”.
Sulla sua persona: “Sono atipico? Anche da calciatore ero così. Frequento poco il mio ambiente, preferisco stare in casa a leggere o studiare. Si può vivere anche fuori dal gregge”.