TORINO – Chiamarla fase 2, ormai, non ha più senso. Il Toro viaggia, adesso. Nel pieno rispetto delle misure di sicurezza, ma viaggia. C’è una salvezza ancora tutta da conquistare, senza nemmeno un minuto da perdere. La tabella di marcia verso la ripresa impone ritmi serrati. Non ci sarà nulla di semplice. A maggior ragione per una squadra che ha iniziato la stagione il 4 luglio, dunque prima di tutti. I granata hanno attraversato numerose tempeste quest’anno e adesso sono chiamati ad un ciclo di battaglie, nelle quali sarà vietato scherzare col fuoco. Moreno Longo lo sa meglio di tutti. Ma anche il gruppo, solleticato pure da Davide Vagnati nella conferenza stampa di presentazione (e ieri di nuovo), è obbligato a dare delle risposte. Sul campo. I risultati sono il primo pensiero. Probabilmente l’unico che conta davvero. E allora via alle doppie sedute, varate adesso da Longo e dal suo staff. Naturalmente avallate anche dai giocatori, che sanno di dover dare di più. Ogni giorno di più. Così il Toro della fase 3, denominazione perfetta visti i tempi che corrono, suda senza soste. Lo ha fatto ieri e proseguirà oggi. Mai come in questo momento c’è un gruppo da cementare, andando oltre le scorie di un’annata che nemmeno un romanzo di fantascienza avrebbe potuto tratteggiare così dannatamente intricata. Da adesso, oltre ad allenare le gambe (un richiamo atletico è stato svolto anche ieri), ci sono da rafforzare concetti di gioco che Longo ha finora soltanto fatto assaggiare. Troppo poco, infatti, il tempo finora a disposizione del tecnico granata per imporre le proprie idee. Il mese di febbraio non può bastare per scolpire una mentalità che solo d’ora in avanti sarà testata giorno dopo giorno. Non è un caso, infatti, che ieri il Toro abbia iniziato delle sedute divise per reparti (eccetto l’ex positivo al Covid, che segue una tabella personalizzata). Difensori, centrocampisti e attaccanti guidati in blocco. Partitelle sei contro sei, fondamentali per allenare situazioni di gioco. Fase offensiva, difensiva e soprattutto la transizione. Perché il Toro della ripartenza dovrà essere squadra. Dentro lo spogliatoio, senza dubbio, ma soprattutto sul terreno di gioco. Niente fasi alterne, come contro Sampdoria e Milan. E men che meno si dovrà vedere l’opacità di Napoli, trasferta simbolo di un Toro tremebondo quasi tutto l’anno. A suonare la carica ci dovranno pensare i pilastri di ogni reparto. Partendo da Nkoulou. Ora focalizzato soltanto sulla salvezza, lontano dalle voci di mercato che inevitabilmente lo riguarderanno nei prossimi mesi. […]
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