Stefano Colantuono ha vissuto due parentesi importanti della propria carriera da allenatore a Bergamo sponda Atalanta e a Torino sponda granata. Sabato alle 15 vivrà, perciò, una delle gare che emotivamente lo coinvolgono di più in Serie A. Due le avventure all’Atalanta tra il 2005 e il 2007 e poi soprattutto dal 2010 al 2015 con quasi 300 panchine totali. Al Torino, invece, una stagione, caratterizzata da un esonero, da un ritorno e da un play-off perso.
Buongiorno mister, il Torino visto a Firenze non ha convinto. Cosa ne pensa?
“Ci vuole un po’ di pazienza e dopo 90 minuti non si possono emettere dei giudizi realistici. Il Torino si è assicurato un allenatore molto competente e molto bravo. Sulla scelta dell’allenatore non ci sono, quindi, dubbi. A mio modo di vedere è azzeccatissima. Giampaolo è un tecnico con una precisa idea di calcio e per attuarla c’è bisogno di tempo”.
È vero che ci vorrà del tempo, ma serviranno ancora alcuni ingressi dal calciomercato. È d’accordo?
“Penso che Giampaolo si sia confrontato e si confronti quotidianamente con il direttore sportivo e con il presidente. Fino ad oggi sono arrivati giocatori richiesti dal tecnico, alcuni dei quali sono già stati allenati da Giampaolo, e credo che la società accontenterà eventuali altre richieste dell’allenatore. Mi sembra che il discorso organizzativo dal punto di vista tecnico stia procedendo nella giusta direzione”.
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Rincon nel ruolo di regista come lo giudica?
“Io mi fido del tecnico che lo vede tutti i giorni in allenamento e ha deciso di schierarlo regista davanti alla difesa. Se per Giampaolo potrebbe disimpegnarsi bene anche in quel ruolo, io credo che meglio di lui non lo può sapere nessuno”.
Quanto è complicato fare l’allenatore nell’epoca del Covid? Le insidie sono sempre dietro all’angolo e Giampaolo ne sa qualcosa considerate le positività nel gruppo granata.
“Sono criticità che stanno vivendo un po’ tutte le squadre. Bisogna stare un po’ più attenti del solito rispettando i protocolli. Tutti quanti devono essere coscienziosi perché non si può far fermare nuovamente la macchina. La linea del massimo rigore è quella corretta e bisogna continuarla a seguire”.
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Ha parlato di macchina per definire il mondo del calcio. Negli ultimi anni una macchina pressoché perfetta è stata l’Atalanta. Potrà confermarsi nuovamente?
“L’Atalanta è ormai una realtà consolidata del calcio italiano ed europeo. È una big perché si fonda su un progetto solido. Credo che possa essere inserita nella lotta per lo scudetto”.
L’ultimo Torino-Atalanta è terminato 0 a 7. Molti giocatori che erano presenti in quella notte di gennaio vestono ancora il granata. Una ferita così si può rimarginare rapidamente oppure può ancora bruciare a distanza di mesi?
“Fu una sconfitta veramente pesante. Il Torino, però, non è stato l’unico ad essere uscito con le ossa rotte con l’Atalanta e perciò non deve sentirsi come macchiato di chissà che cosa. È stata una giornata negativa, vissuta purtroppo contro una squadra che se sta bene ti punisce severamente. Normale che a distanza di mesi ci sia un po’ di spirito di rivalsa, ma si deve passare oltre e pensare all’oggi”.