TORINO – Non c’è più Milito, ma Iago Falque nutrito dalla voglia di rivalsa di chi è stato scaricato in inverno; il tecnico non è più Gasperini, ora mago di Bergamo, ma Nicola che pure è spinto dal forte desiderio di fare bella figura, al cospetto di un Toro nel quale ha militato da giocatore e che fin qui ha solo sfiorato da tecnico. Anche la classifica è diversa: nella stagione 2008-09 il Genoa viaggiava a ritmi europei e i granata lottavano per non retrocedere. Quando però si parla della sfida tra granata e rossoblù in casa del Torino è scontato tornare a quel 24 maggio 2009, a una sfida vinta dai liguri che sancì la retrocessione in B del club di Cairo. E che ebbe per conseguenze una rissa in campo tra giocatori e componenti delle panchine, e la rottura di un gemellaggio storico tra le due tifoserie.
La voglia di Iago
Undici anni dopo i granata scendono in campo da favoriti. Non c’entra più di tanto il fattore campo che in questa fase a porte chiuse ha poco valore, ma la differenza di valori tra le rose delle squadre. Se quella di Longo per tutto quanto combinato (anche in precedenza, con Mazzarri) merita di ritrovarsi in fondo alla classifica, ma ha pur sempre iniziato la stagione con chiare ambizioni europee, quella di Nicola (e prima di Andreazzoli e Thiago Motta) sapeva fin dal via che avrebbe dovuto soffrire per mantenere la categoria. Nonostante sulla carta sia più forte, per il Toro tante sono le insidie annidate nel confronto di stasera. Ancora più delicato di quello vinto col Brescia: unico successo centrato nelle ultime 5 sfide, che per il resto hanno portato 4 sconfitte. Soltanto una Spal con un piede e mezzo in B e un Parma che naviga fin troppo sereno a metà classifica (40 punti, 11 in più del Lecce terz’ultimo, comunque) hanno fatto peggio, nel medesimo arco di tempo. La prima insidia per il Toro è quindi… il Toro stesso. Convalescente se non proprio malato cronico da mesi a questa parte. Tanto che Longo, al quale sono bastati un paio di allenamenti e altrettante partite guidate dalla panchina per capire l’aria che tira, sta lavorando innanzitutto sulla testa dei giocatori, sulle motivazioni che i granata fin qui non hanno saputo riaccendere.
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