Diciannove anni fa la Roma diventava campione d’Italia per la terza volta nella sua storia. Quella squadra è rimasta l’ultima in grado di vincere uno scudetto. In campo mostri sacri come Totti, Montella, Batistuta, Cafu, Delvecchio, Samuel, Candela e Zago. Quest’ultimo oggi è il tecnico del Kashima Antlers in Giappone, con il sogno di tornare in giallorosso e vincere ancora. Ecco le sue parole in esclusiva a Forzaroma.info.
Sono passati 19 anni da quel giorno. Ripensandoci oggi cosa prova?
Sono stato fortunato. Sono passato dalla Roma e ho vinto. Sognavo di vincere con la Roma, di lasciare il mio nome nella storia del club.
Quasi 20 anni, ma quello è rimasto l’ultimo scudetto. È davvero così difficile vincere a Roma?
Avevamo un gruppo impressionante, con tanti giocatori che avevano già provato a vincere in altri posti. Questo conta molto in una squadra. Per costruire una squadra bisogna prendere giocatori che hanno già vinto. Roma è una piazza particolare, c’è tanta pressione. Si parla di calcio tutto il giorno. Inoltre è una città bellissima, è facile deconcentrarsi e questo può togliere energie al campo. La pressione che viene messa addosso ai giocatori è la cosa più difficile da sopportare. A Roma bisogna avere la testa, restare concentrati, curare bene i rapporti con le persone e pensare a lavorare. È successo l’anno dello scudetto, i giocatori volevano vincere e lasciare il segno nella Roma. C’era carattere impressionante e personalità. Era una squadra costruita per vincere e si è vinto anche poco per la squadra che avevamo.
Se dovesse fare tre nomi di uomini decisivi in quella stagione, compresi dirigenti e staff tecnico, chi menzionerebbe?
È difficile fare tre nomi. In ogni reparto c’erano nazionali, quindi praticamente eravamo una nazionale. Il primo nome che faccio è il presidente Sensi perché ha comprato grandi campioni. Batistuta ha fatto la differenza, soprattutto lì davanti con la sua voglia di vincere e segnare. Ha portato tantissimo alla Roma. Totti stava crescendo molto in quel momento, ha fatto la differenza. Ma davvero, in tutta la squadra c’erano grandi giocatori.
La Roma di oggi ha tanti giocatori di talento, manca il carattere che aveva gente come lei?
È difficile da dire. Per vincere serve talento, carattere e gente con una storia importante, che ha già vinto. Non si può costruire una squadra vincente con gente che non ha mentalità. Noi nel 2001 avevamo tutto questo. Io dove ero passato avevo vinto, Batistuta come me e poi Aldair, Cafu, Emerson… tutta gente che aveva provato il sapore della vittoria. Questo è quello che serve anche oggi. Giocatori che hanno vinto, mischiati a quelli che hanno meno esperienza e gente di talento.
Lo scudetto oggi sembra un sogno per la Roma, ma con Fonseca si può sperare un po’ di più?
Che sia Fonseca o un altro allenatore, spero che la Roma possa tornare a vincere presto. Ha una tifoseria impressionante, come dico io “è la capitale del mondo”. È la mia seconda città, speriamo davvero di vincere, parlo da tifoso. In questi diciannove anni ho sempre tifato per la Roma. Quest’anno sto seguendo poco per tutto ciò che successo con il coronavirus, ma spero davvero che la Roma possa vincere il più presto possibile. Se non succederà con Fonseca, magari un giorno potrà succedere con me in panchina. Sarebbe l’ideale.
Zaniolo e Pellegrini sono i giocatori su cui puntare per tornare a vincere?
La cosa certa è che per vincere serve talento, giocatori capaci di fare qualcosa di diverso rispetto agli altri. E poi come detto prima, serve la mentalità vincente, come l’avevamo nel 2001. Zaniolo e Pellegrini vanno valorizzati entrambi, sono tecnicamente bravi e vanno affiancati da gente con esperienza che li faccia continuare a crescere. È difficile trovare due così in giro, bisogna costruire intorno a loro. Spero che li tenga entrambi e cominci a costruire partendo da loro.