Solo 24 anni compiuti oggi, ma fa già la differenza con l’Inter e scomoda tutta una serie di paragoni importanti. Ma quali calzeranno davvero?
La “Barellogia” non è una scienza esatta. È imperfetta per definizione, discutibile come ogni umano giudizio. La ricerca delle somiglianze tra Nicolò Barella e i grandi centrocampisti del passato sta, però, diventando un’attività alla moda. Tutti vanno in archivio a caccia delle origini nobili di Nicolò, tutti in laboratorio a esplorare i misteri della genetica: cosa accomuna il Dna di Barella a quello dei tanti mediani “totali” venuti prima di lui? Si scoprono così simbologie, divergenze, affinità tra l’interista, ormai nell’élite del ruolo, e i suoi illustri predecessori. Il risultato, alla fine, è sempre soggettivo: Barella somiglia a una moltitudine varia di campioni, ma ognuno vedrà ciò che vuole. Senza aver necessariamente ragione o torto perché il 23 è un riuscitissimo mix di tanti modelli. Il suo ex allenatore Massimo Rastelli, ad esempio, aveva creato un mostro a due teste: “È un Dunga con i piedi di Rui Costa!”, sentenziò. Molto più semplicemente, l’interista romantico penserà al galoppo di Nicola Berti o al cuore infinito di Lele Oriali. Il pensiero del tifoso esterofilo andrà alla Premier, ai centrocampisti box to box: Frank Lampard e Steven Gerrard avevano un altro fisico, ma frequenze simili. In A corre di media 11,1 chilometri: non è un caso che tante inglesi lo guardino con interesse.